“Il grande dittatore”, il capolavoro di Charlie Chaplin compie 75 anni
“Il grande dittatore” (“The Great Dictator”), lo straordinario capolavoro di Charlie Chaplin, usciva nelle sale di New York, precisamente, il 15 ottobre 1940, suscitando scalpore e ammaliando la critica – che lo definì il suo film più bello e ricco di significato – e il pubblico. Fu un evento clamoroso perché il fenomenale artista prendeva di mira il nazismo e Adolf Hitler, in maniera piuttosto esplicita e pungente, esponendosi totalmente. Diretto, prodotto e interpretato dallo stesso Chaplin, il film è una godibilissima satira antinazista, uscito nel momento di massimo fulgore di Hitler e del Terzo Reich, raccontando la storia di un barbiere ebreo che, in seguito a gravi ferite riportate durante la Prima guerra mondiale, aveva perso la memoria. Dopo molti anni trascorsi in ospedale, ritorna nella sua città in Tomania dove riapre il suo negozio. L’uomo torna, però, quando il dittatore Adenoid Hynkel, che governa il Paese, ha iniziato una feroce lotta contro gli ebrei. Aiutato da Hannah, una bella e povera ragazza ebrea, il barbiere mette in atto tremendi smacchi verso i ridicoli uomini del dittatore e finisce in un un lager. Tuttavia, grazie alla spaventosa somiglianza col dittatore, si sostituisce a quest’ultimo e, invece di pronunciare il previsto discorso per l’invasione dell’Ostria, rivolge un accorato appello alla pace universale.
Una satira pungente e stilisticamente perfetta
Naturalmente, la prima cosa che salta agli occhi – e alle orecchie – è la satira, stilisticamente perfetta, che traspare dalle caricature di personaggi realmente esistiti, e dai loro nomi: Adenoid Hynkel, Benzino Napaloni, Garbitsch, Herring, Signora Napaloni, non sono altro che storpiature dei nomi di Adolf Hitler, Benito Mussolini, Joseph Goebbels, Hermann Goering e Rachele Mussolini. Anche i nomi dei luoghi sono “rivisti” e messi in satira: la Tomania è la Germania, mentre l’Ostria è l’Austria. Ciò, ovviamente, fece sì che la pellicola fosse vietata in quasi tutte le nazioni d’Europa, tra il 1940 e il 1945. Per esempio, in Italia, arrivò solo nel 1949 e verrà, poi, riproposto, ancora nel 1960, nel 1972 e, in home video, nel 1988, con molti tagli rispetto alla versione originale. Nel 2002, è stato restaurato e ridistribuito in versione integrale da BiM, ma comunque le scene simbolo restano sempre quelle degli assurdi duetti tra Hynkel e Napaloni; la danza col mappamondo del dittatore, l’estatica arte del barbiere (in cui rivediamo moltissimi aspetti del vecchio e caro Charlot) mentre fa il suo lavoro col malcapitato di turno e la stupenda scena del discorso finale.
Le ragioni del successo
Il successo de "Il grande dittatore" fu clamoroso, tale da farlo candidare a ben cinque premi Oscar (Miglior film, Miglior attore protagonista, Miglior attore non protagonista, Migliore sceneggiatura originale e Migliore colonna sonora). Ma quali sono i punti di forza del film? Innanzitutto, per la prima volta, Chaplin si lascia alle spalle i film muti e aggiunge i dialoghi per rafforzare ancora di più la sua satira, oltre che seguire le nuove e più evolute "tecnologie". Le caricature dei personaggi protagonisti sono assolutamente perfette, una per tutte, quella del dittatore Hynkel (interpretato sempre da Chaplin, così come il barbiere) presentato come un essere dai modi estremi, volgare, sbadato e naturalmente comico, quasi come fosse la nemesi negativa del mitico Charlot. Tutto questo era quasi impensabile all’epoca: un comico che attacca un tiranno, un regista americano che scende in campo, in prima linea, a denunciare i soprusi della politica e i fatti drammatici di quel periodo buio. Infatti, moltissimi addetti ai lavori consigliarono a Chaplin di non portare sul grande schermo la sua opera ma ciò, lo spinse ancora dipiù a portare a termine il suo lavoro. Naturalmente, non possiamo non menzionare anche le grandissime performance degli attori che girano intorno a Chaplin come satelliti essenziali e complementari: Paulette Goddard (Hannah), Jack Oakie (Bonito Napoloni nella versione italiana e Benzino Napaloni in quella originale), Reginald Gardiner (Schultz), Henry Daniell (Garbitsch), Billy Gilbert (Herring), Grace hayle (Signora Napaloni) e Maurice Moscovitch (Signor Jaeckel). Tutti insieme, questi personaggi mettono in scena la follia umana, l’inutilità della guerra e dei soprusi, il dolore che si nasconde dietro una delle pagine più tristi e cupe della nostra storia, concetti alleviati dal messaggio finale di speranza e di un futuro fatto di uguaglianza e libertà.