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‘Il silenzio degli innocenti’, il vero significato della frase di Hannibal Lecter

“Mi mangiai il suo fegato, con un bel piatto di fave e un buon Chianti”. La celebre battuta pronunciata da un inquietante Anthony Hopkins cela in realtà un doppio senso: Lecter vuole far capire a Clarice Starling/Jodie Foster che le sue funzioni mentali non sono offuscate dai farmaci.
A cura di Valeria Morini
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Ci sono battute dei film che restano impresse nella memoria e diventano veri e propri tormentoni. Basta prendere "Il silenzio degli innocenti", thriller di culto degli anni 90 e capolavoro assoluto di Jonathan Demme. Nell'indimenticabile incontro tra la giovane agente dell'FBI Clarice Starling, interpretata da Jodie Foster, e l'inquietante psichiatra cannibale Hannibal Lecter, cui presta il volto un grande Anthony Hopkins, almeno una battuta è rimasta indelebile nella storia del cinema.

Uno che faceva un censimento una volta tentò di interrogarmi. Mi mangiai il suo fegato, con un bel piatto di fave e un buon Chianti.

Le quanto meno "stravaganti" abitudini culinarie del dottor Lecter, stando a quanto raccontato recentemente sul britannico "Independent", celerebbero in realtà un doppio significato rimasto finora sconosciuto ai più. In quanto detenuto in un manicomio criminale, il personaggio di Hannibal dovrebbe infatti essere sottoposto a una terapia basata sui cosiddetti farmaci I-MAO, ovvero inibitori delle monoamino ossidasi. In caso di assunzione di medicine di questo tipo, gli specialisti proibisono tassativamente il consumo di alcuni alimenti che, se associati agli I-MAO, potrebbero esseredannosi per l'organismo. Tra questi, ci sarebbero proprio… le fave, il fegato e il vino. La frase di Lecter (profondo conoscitore della scienza medica in quanto lui stesso dottore in psichiatria) sembra quindi nascondere un ben preciso messaggio per Clarice: non sta prendendo farmaci che possano ottenebrare le sue capacità mentali.

Dunque, il carismatico intellettuale impersonato da Hopkins, insieme alla sana passione per la buona cucina e il vino toscano e a quella (molto meno sana) per l'antropofagia, avrebbe anche un talento innato per i doppi sensi. Senza dimenticare, ça va sans dire, uno spiccato senso dell'umorismo dimostrato soprattutto nella non meno celebre battuta finale rivolta a Clarice: "Vorrei che potessimo parlare più a lungo, ma sto per avere un vecchio amico per cena stasera".

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