Iron Man 3, il glorioso epilogo dell’eroe più amato della Marvel (RECENSIONE)
Lo avevamo lasciato alla fine di “The Avengers”, reduce da uno scontro stellare, nel vero senso della parola, in cui si era spinto oltre ogni limite per salvare la terra dall'invasione aliena. La Marvel come avrebbe potuto riprendere in mano un personaggio del genere dopo averlo lanciato tanto in alto nel film dei Vendicatori? Nella maniera più umana possibile, ovviamente, ed ecco comparire un Tony Stark decisamente provato e in preda a continui attacchi di panico. Disturbo post traumatico da stress, potremmo definirlo così e a far la diagnosi al nostro eroe è un bambino di dieci anni, questo dovrebbe bastare a far capire quanto sia diverso il personaggio nell'ultimo capitolo del franchise. Il nuovo Iron Man è cambiato, ha toccato con mano qualcosa che poteva seriamente mettere in discussione la sua invulnerabilità e viene tormentato dai ricorrenti flashback di quello scontro. Lo ritroviamo sempre sfacciato e brillante ma questa volta l'industriale Stark deve combattere contro un nemico che non sembra conoscere limiti e a essere in pericolo non è solo lui, ma tutto il suo mondo, che vedrà distruggersi sotto i suoi occhi.
Drew Pearce e Shane Black, che ha anche diretto la pellicola e che con Robert Downey Jr. aveva già lavorato in “Kiss Kiss Bang Bang”, hanno quindi deciso di riprendere la storia dall’inizio, ripercorrendo fin dalle origini, negli anni '90, la nascita di Tony Stark come magnate d'industria fino a diventare il supereroe che oggi conosciamo. Per questo capitolo i produttori si sono ispirati a due episodi tratti dal fumetto “The Invincible Iron Man” che uscì nel maggio del '68, dove nel primo compariva il Mandarino, il terrorista che attacca il cuore dell'America per arrivare fino a Iron Man e nel secondo compare “Extremis”, la creatura di Aldrich Killian, che potenzia biologicamente gli esseri umani, fino a farli diventare vere e proprie macchine da guerra. Due minacce queste che creano un nemico potente ma fin dall'inizio ben celato, pensato per lasciare lo spettatore nel dubbio fino ai colpi di scena finali.
Sì perchè Tony Stark sta per spogliarsi dell'armatura, per quanto in tutto il film ne compiano diverse con cui compie azioni spettacolari, dall'usarle come alter ego fino a farle autodistruggere, ora al protagonista non serve più quello che, lui stesso definisce come un bozzolo, il vero Iron Man è lui, in carne e ossa, a prescindere da qualsivoglia protesi meccanica. E non poteva che essere Robert Downey Jr. a mettere un punto alla saga, in quello che sembra davvero essere l'ultimo capitolo, in cui tutti i tasselli tornano al proprio posto e ogni personaggio trova la sua naturale evoluzione. E questa volta non è un unico one man show, ora il protagonista è affiancato dai suoi più fedeli collaboratori, tra cui spiccano una sfrenata Gwyneth Paltrow che torna nei panni di Pepper Potts, che avrà un ruolo cruciale nello svolgimento della storia e Don Cheadle in quelli di James “Rhodey” Rhodes, il nuovo War Machine o Iron Patriot, a voi la scelta del nome. Cast stellare anche per quanto riguarda i villain, a partire dalla bellissima Rebecca Hall nei panni di Maya Hansen, Ben Kingsley in quelli del controverso Mandarino, e uno strepitoso Guy Pearce che interpreta Aldrich Killian, l'antagonista numero uno nella pellicola.