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J.K. Rowling, la frattura sul “gender fluid” tra la scrittrice di Harry Potter e la generazione Z

Le posizioni della scrittrice sulla questione di genere sembrano aver creato una frattura insanabile con la generazione degli anni 2000, la più sessualmente fluida nella storia del Regno Unito. Il dibattito sui social parla di un possibile boicottaggio del ritorno al cinema del primo film di Harry Potter a 20 anni dalla sua uscita.
A cura di Giulia Turco
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J.K. Rowling è considerata in Gran Bretagna e non solo "la madre simbolica" della generazione Z, la stessa che rivendica a gran voce i diritti sull'identità di genere, la più sessualmente fluida nella storia del Regno Unito. Le prese di posizione della creatrice della saga di Harry Potter sulla questione di genere tuttavia, sembrano aver creato una frattura ormai insanabile tra lei e i ragazzi degli anni 2000. Non solo è finita nel mirino di una campagna di attivisti trans, ma sarebbero sempre di più coloro che la ritengono una TERF (Trans Exclusionary Radical Feminist), ovvero una femminista radicale che limita i diritti delle persone trans. Posizioni, che di recente hanno creato un acceso dibattito via social circa un possibile boicottaggio dell'anniversario evento per il ritorno al cinema di Harry Potter e la pietra filosofale a 20 anni dalla sua uscita.

Le posizioni di J.K. Rowling sulla questione di genere

I profili social della scrittrice sono sempre stati aperti a prese di posizione politica, d'altronde. La Rowling aveva espresso apertamente le sue idee contro il referendum per l'indipendenza scozzese, o contro la Brexit, ai tempi. La sua idea sulla questione di genere è risultata chiara già dal 2019 quando, in un tweet, l'autrice aveva espresso la sua solidarietà per Maya Foster, la ricercatrice licenziata per via delle critiche sul gender fluid. "Licenziare qualcuno perché difende l'idea che il sesso è una cosa reale?", aveva tuonato la Rowling. A giugno 2020 era tornata sull'argomento con un tweet a commento di un articolo che titolava "Un mondo equo per le persone che hanno le mestruazioni", in cui dunque si era evitato di utilizzare il termine "donne". Il giorno seguente aveva fatto chiarezza:

Conosco e amo le persone trans, ma cancellare il concetto di sesso significa rimuovere la capacità di molti di discutere in modo significativo delle loro vite. Dire la verità non vuol dire odiare.

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La sua bandiera è il femminismo

La scrittrice si è sempre battuta per la causa del femminismo e della libertà di pensiero. Non ha mai nascosto di avere alle spalle un vissuto relazionale segnato da violenze e si è sempre detta particolarmente sensibile al tema. "Ho un passato complicato e non lo dimentico, così come non dimentico la complessità interiore quando si tratta di parlare delle persone trans. Chiedo solo che con altrettanta empatia si ascoltino le preoccupazioni di milioni di donne. Senza minacciarle". E ancora, sui social, aveva ribadito l'importanza della distinzione di genere, in circostanze come quelle dei bagni pubblici, ad esempio, citando casi di violenze avvenute da parte di uomini diventati donne che hanno però mantenuto una vita sessuale maschile: "Ho fondato un trust che sostiene le donne vittime di violenza sessuale e alcune battaglie degli attivisti trans puntano a erodere la definizione legale di sesso, sostituendola con quella di gender. Questo potrebbe avere un impatto significativo su molte delle cause che sostengo".

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