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Caos totale per il prossimo 007, Danny Boyle abbandona la regia di “Bond 25”

ll regista di “Trainspotting” e “Millionaire” era entrato con entusiasmo a far parte del progetto per il venticinquesimo film della saga di spionaggio più famosa della storia del cinema. Poche ore fa l’improvviso annuncio della sua uscita dal progetto per divergenze artistiche. Stando alle indiscrezioni Boyle avrebbe tentato di introdurre troppi elementi di novità. Ma adesso sono tanti i dubbi che avvolgono “Bond 25”, l’uscita del’ film rischia di slittare oltre il 2020.
A cura di Andrea Parrella
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C'è un grande punto interrogativo sul futuro di James Bond. Danny Boyle, il pluripremiato regista che aveva accettato di dirigere il prossimo capitolo della saga dell'agente 007, uno dei personaggi cinematografici più celebri della storia, è improvvisamente uscito dal progetto, come annunciato poche ore fa sui profili social ufficiali del franchise: "Michael J. Wilson, Barbara Boccoli e Daniel Craig annunciano che, in seguito a divergenze creative Danny Boyle ha deciso di non dirigere Bond 25".

Appunto, 25, un numero che significa tantissimo per la storia di questa saga e sul quale il film avrebbe puntato, con un progetto importante e un regista dal grande respiro internazionale, degno erede di Sam Mendes, che aveva diretto gli ultimi due film della saga di Bond. Un progetto ambizioso, così lo aveva definito lo stesso Boyle, il cui ingresso nel progetto aveva portato la produzione ad accettare una riscrittura totale della sceneggiatura del film, nonostante ce ne fosse una già pronta, portata a termine da due veterani come Neal Purvis e Robert Wadsul, che hanno forgiato con i loro nomi le sceneggiature degli ultimi sei film incentrati sul personaggio di Bond e, soprattutto, tutti i quattro che hanno avuto come protagonista Daniel Craig.

I possibili motivi della rottura

Boyle aveva invece portato nel progetto il suo co-sceneggiatore di fiducia John Hodge, dalla cui collaborazione sono nati Trainspotting, The Beach ed altri titoli di successo. Il risultato, stando a quanto riporta il Guardian, era una sceneggiatura ricca di elementi di rottura rispetto alla tradizione bondiana, con una presenza russa nel ruolo del cattivo e la volontà di determinare un'evoluzione del franchise nell'ottica dell'era #Metoo e #TimesUp. Elementi che devono avere portato ad una evidente spaccatura insanabile, con il regista che ha rinunciato al progetto a tre mesi dall'inizio delle riprese.

Diversi i nomi per il sostituto di Boyle

A questo punto sono diversi i problemi, perché mentre circolano già i nomi dei possibili sostituti di Boyle, da Denis Villeneuve a Yann Demange e David Mackenzie, la difficoltà principale sta nelle tempistiche di realizzazione della pellicola che, per come stanno le cose, potrebbe non essere pronta prima del 2020, con uno scarto consistente rispetto all'uscita dell'ultimo Bond, "SPECTRE", risalente al 2015. L'ultima volta in cui c'era stata una pausa simile tra due capitoli del personaggio nato dalla penna di Ian Fleming era stata nei sei anni trascorsi tra l'uscita di "Licenza di uccidere", 1989, e "GoldenEye" del 1995. In quel caso, tuttavia, ci fu un cambio del protagonista, con l'avvento dell'era Brosnan.

È l'occasione giusta per l'addio di Daniel Craig?

Questo spunto potrebbe portare a considerare plausibile l'uscita definitiva di Daniel Craig dal personaggio. L'attore britannico, subito dopo l'uscita dell'ultimo film nel 2015, aveva rilasciato una avventata dichiarazione in cui affermava che, piuttosto che reinterpretare Bond, si sarebbe tagliato le vene. Affermazione sulla quale è tornato riconoscendo di averla rilasciata a pochi giorni dalla fine delle riprese, quando era esausto. Tuttavia questa catena di eventi potrebbe accelerare il processo di avvicendamento che ci si attende da diversi anni e, a questo punto, le ipotesi Tom Hardy, o ancor di più Idris Elba (che pure ha recentemente smentito ogni voce su un suo coinvolgimento nel progetto), diventerebbero qualcosa in più di semplici suggestioni.

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