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L’amico di Hoffman nega di avergli venduto droga: “Avrei potuto salvarlo”

Robert Vineberg è detenuto a Riskers Island, fermato perché sospettato di aver venduto la dose fatale all’attore premio Oscar. Dice non lo vedesse da ottobre e che, sotto il suo controllo, la tragedia non sarebbe avvenuta.
A cura di A. P.
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Un trafficante di droga indagato in merito alla morte di Philip Seymour Hoffman, trovato senza vita in casa sua domenica 2 febbraio, è stato intervistato dal New York post in merito alla vicenda ed ha fermamente negato tutto quanto si suppone in merito a lui, ovvero che sarebbe stato responsabile della vendita delle dosi fatali all'attore vincitore di un premio Oscar come Miglior Attore e dunque coinvolto nell'arresto di martedì scorso dei presunti spacciatori. Si tratta di Robert Vineberg , un musicista jazz e amico drogato di Hoffman, intervistato presso il carcere di Riskers Island, che ha detto: "Avrei potuto salvarlo, se solo avessi saputo che era in città. Non ci vedevamo da ottobre e l'ultima volta l'avevo sentito a dicembre. Tutto questo non sarebbe accaduto se fosse stato sotto la mia sorveglianza".

Ricordiamo che Hoffman era stato in rehab per 23 giorni prima di andare ad Atlanta per la realizzazione delle ultime scene di Hunger Games, cui aveva preso parte. COntinua Vineberg: "Mi lasciò un messaggio in segreteria a dicembre in cui diceva di essere pulito". Si dice devastato per la morte dell'attore, rifiutando di rispondere all'intervistatore del Washington Post quando gli si chiede se sia stato lui a vendere droga a Hoffman. Poi, aggiunge un particolare interessante proprio in merito al suo percorso di riabilitazione, durante il quale si annunciava come pulito: "Sulla base di quanto è stato ritrovato in casa sua, pare assumesse dieci dosi al giorno, una persona pulita non è in grado di assumerne così tanta".

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