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L’industria del porno denuncia la contea di Los Angeles

Le maggiori case di produzione americane hanno fatto ricorso alla corte federale perchè ritengono la norma che rende obbligatorio l’uso del preservativo “incostituzionale” e contraria alla libertà di espressione.
A cura di Ciro Brandi
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Tempi duri per la florida industria del porno statunitense. La scorsa estate il famoso pornodivo Mr Marcus ammise di essere la causa del focolaio di sifilide che si era sviluppato in quel periodo e di aver contraffatto le sue analisi. Oggi, invece, si è appreso che le case produttrici americane più importanti del settore, con sede nella celebre San Fernando Valley – Vivid Entertainment, Califa Productions e molti attori – hanno fatto ricorso alla corte federale perché ritengono che la norma che rende obbligatorio l’uso del preservativo, approvata a novembre con un referendum, sia incostituzionale e contraria alla libertà di espressione prevista dal Primo emendamento.

L'industria del porno contro l'obbligo del preservativo

I rappresentati della Vivid e gli altri ricorrenti sostengono che le regole del settore, già vigenti, bastano a proteggere gli attori e le attrici dal rischio di contrarre l’HIV e le altre malattie a trasmissione sessuale. Oltretutto, l’obbligo di usare i condom diverrebbe, col tempo, un costo troppo elevato da sostenere, spingendo a trasferire altrove le produzioni delle pellicole e danneggiandone la qualità. In realtà, ai produttori è stato chiesto anche di pagare una quota al Dipartimento per la Sanità della contea e di sottoporre tutte i loro “artisti” a rigorosi controlli. La Aids Healthcare Foundation ha fatto già sapere che il ricorso verrà decisamente respinto, dato che il provvedimento non colpisce assolutamente la libertà d’espressione, ma protegge gli attori da malattie mortali o, comunque, debilitanti. Staremo a vedere come andrà a finire.

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