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La clausola dell’Inclusion Rider, Matt Damon e Ben Affleck sono i primi sostenitori

I due attori annunciano che tutti i progetti della loro casa di produzione metteranno in pratica la clausola di cui tanto sta parlando, lanciata da Frances McDorman agli Oscar. Scopriamo di cosa si tratta.
A cura di Valeria Morini
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Dopo le proteste, le manifestazioni, gli appelli per far sì che il mondo del cinema si apra davvero, senza pregiudizi, alle donne, alle minoranze e alla diversità, qualcosa sta cambiando a Hollywood. Un primo, timido ma importante segnale, è arrivato da Matt Damon e Ben Affleck, grandi amici e storici collaboratori. I due attori hanno annunciato che, nei futuri progetti della loro casa di produzione, la Pearl Street Films, adotteranno l'Inclusion Rider, di cui si sta tanto parlando in questi ultimi giorni: si tratta di una clausola atta a garantire che, nell'ambito di cast e troupe di una produzione cinematografica, vengano rappresentate tutte le categorie, comprese donne e minoranze etniche.

Damon e Affleck alla ricerca di un riscatto dopo le accuse

Un'iniziativa lodevole, quella di Affleck e Damon, annunciata ufficialmente su Twitter dalla loro socia Fanshen Cox DiGiovanni (prima di loro aveva assicurato un impegno in tal senso l'attore afroamericano Michael B. Jordan): "Per conto della Pearl Street Films, Matt Damon, BenAffleck, Jennifer Todd, Drew Vinton e io adotteremo l'InclusionRider per tutti i nostri progetti futuri". Va detto che l'operazione suona anche come una ricerca di riscatto da parte dei due attori, coinvolti marginalmente nello scandalo Weinstein. Entrambi sono stati accusati di non aver denunciato le molestie compiute del produttore, pur essendo a conoscenza di diversi particolari.

Cos'è l'Inclusion Rider

Approfondiamo la questione "Inclusion Rider", "clausola dell'inclusione": due parole che sono diventate ricercatissime su Google dopo la notte degli Oscar 2018. Di cosa si tratta davvero? Come già accennato sopra, è un'aggiunta speciale che gli attori possono richiedere nel momento in cui negoziano i propri contratti. Nello specifico, tale clausola richiede che il cast e / o la troupe di un film rifletta i dati demografici reali, includendo un numero proporzionato di donne, persone appartenenti a minoranze etniche, persone LGBT e disabili. Un mezzo, insomma, per rendere più equo il mondo di Hollywood: perché se è vero che i cast delle pellicole contemporanee sono sempre più "inclusivi" (anche se non sempre), lo stesso non si può dire di tutto quell'universo che sta dietro le quinte. Un esempio? Soltanto l'11% dei film dell'ultimo anno è stato diretto da registe donne e Greta Gerwig è stata, quest'anno, la quinta candidata in 90 edizioni degli Oscar (dopo Lina Wertmuller, Jane Campion, Sofia Coppola e Kathryn Bigelow). Vedere una presa di posizione da parte di Damon e Affleck, che non sono solo attori ma anche produttori, è sicuramente un passo avanti.

Il discorso di Frances McDormand agli Oscar

Il concetto di Inclusion Rider è diventato un trend grazie al discorso di Frances McDormand, premiata con l'Oscar come miglior attrice per Tre manifesti a Ebbing, Missouri: "Se posso essere così onorata nel condividere questo premio con tutte le attrici, le fotografe, le compositrici, le truccatrici, le parrucchiere, tutte le signore che sono state nominate insieme a me stasera, vi prego alzatevi in piedi. Tutti abbiamo delle storie da raccontare e dei progetti da finanziare, tra qualche giorno vi racconteremo tutto quello che vogliamo fare. Ma stasera tutto è nel nome dell’inclusion rider". In conferenza stampa, poi, l'attrice ha spiegato come questo elemento sia qualcosa di nuovo anche per lei. Ecco perché, oggi, parlare di Inclusion Rider (e pretenderlo) è più che mai necessario:

Ho scoperto di questa clausola solo la scorsa settimana, praticamente inserendola nel tuo contratto puoi chiedere che, non solo il cast ma anche tutto il personale tecnico, sia composto almeno per il 50% di persone appartenenti a minoranze. Ora non si torna indietro.

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