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“La Grande Bellezza” agli Oscar, Servillo entusiasta: “Allora è vero? Che botta!”

In un’intervista a Repubblica l’attore, ora a Parigi, commenta la nomination omaggiando soprattutto il suo amico Paolo Sorrentino. Non commenta, invece, la sua gaffe di qualche giorno, il vaffa telefonico alla giornalista.
A cura di A. P.
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E' un Servillo contento e soddisfatto, ma come sempre schivo, quello che ai microfoni di Repubblica commenta l'ingresso nella cinquina ufficiale de"La Grande Bellezza" per la corsa al Miglior Film Straniero ai prossimi Oscar. Non vuole commentare la sua gaffe di qualche giorno fa, quando ha mandato a quel paese una giornalista che gli aveva chiesto delle polemiche sul film generatesi in Italia (nonostante l'Usigrai e RaiNews24 gli abbiano chiesto delle scuse) ed anche oggi commenta con distacco le stesse, anche in merito al distacco tra l'accoglienza italiana e straniera al film: "Non m'interessano queste cose e il film ha fatto oltre 7 milioni di incasso. Perché questa mania dei giornali di cercare sempre le polemiche, anche fasulle?".

Come d'altronde ha fatto dopo la vittoria ai Golden Globe del film, Servillo elogia soprattutto Sorrentino e il suo talento, ammettendo di sentirsi "Come un ragazzino che vede rimpicciolire la distanza con i suoi sogni. Una botta enorme". E giustamente la domanda è soprattutto una e lecita, ovvero quella di chiedersi se Servillo sarà presente a Los Angeles in occasione di quella che sembra una nomination che odora già di vittoria: "Ho terrore degli aerei. E c'è la tournée di Le voci di dentro, il rispetto per il pubblico. Prima di dire sì voglio parlare con Paolo. E lo farò appena sono solo". 

Ma è indubbio che al centro di questo successo ci sia un sodalizio con il regista che va avanti da anni, giunto al quarto film e che ricorda collaborazioni artistiche durature che rievocano il passato del cinema italiano:

Su sei film, quattro Paolo li ha fatti con me. La nostra è un'amicizia, con un affetto che va oltre la professione. C'è un episodio che non dimenticherò: quando accadde la disgrazia di Theo Angelopoulos nel 2012 sul set di L'altro mare, io stavo male perché l'incontro con Theo era stato importante, forte… La prima telefonata fu quella di Paolo che mi dava sostegno. Poi, neanche un mese dopo, tornato in Italia mi consegnò la sceneggiatura di La grande bellezza dicendo: ‘Nulla può risarcire un dolore, ma partire per la quarta avventura assieme chissà…'. Fu la prima volta che sentii parlare di quel film. Tra noi le cose sono andate in progressione: tutti e due napoletani, la mia prima parte da protagonista nel cinema è stata col suo primo film, L'uomo in più. Fino a oggi che ci stiamo mandando i messaggi, lui in America e io a Parigi.

Infine, sempre a Repubblica Servillo ha confessato la sua assoluta predilezione per un ruolo d'attore che rimanga legato alla sa parte teatrale e meno cinematografica, essendo nato principalmente come uomo di teatro, una formazione che in effetti pare non abbandonarlo mai nemmeno nelle sue prestazioni più celebri davanti alla macchina da presa: "A teatro, è lì che c'è una relazione intima, naturale con il mestiere d'attore, il luogo dove la menzogna racconta la verità. È il lavoro che faccio tutto l'anno, ogni giorno… Con Le voci di dentro siamo alla 130esima replica. A marzo saremo al Barbican di Londra, poi a Madrid, siamo stati a Chicago: con uno spettacolo in napoletano, un Eduardo che sollecita la tradizione in modo moderno… È il risultato di un percorso iniziato 36 anni fa, non una semplice fortuna".

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