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La ribellione di James Dean e quel maledetto 30 settembre 1955

Il 30 settembre 1955 moriva James Dean. Era giovanissimo e nell’immaginario collettivo rappresentava una generazione ribelle.
A cura di cinema fanpage
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James Dean nel 1950

Altro che semplice modello di bellezza; James Dean era – ed è tuttora – una figura molto più significativa di quella che periodicamente viene assegnata al macho di turno. Allora – anni Cinquanta e Sessanta – la questione, per quanto non espressa, era molto più profonda. Per americani, ed occidentali in generale, si trattava di trovare un modello di uomo nel senso più tradizionale del termine – vero e proprio "vir" – da adeguare alla società dei consumi. "Un ribelle senza causa", si diceva di lui. O, forse, un ribelle con così tante cause che enumerarle e metterle in ordine era impresa ardua e senza gloria.

L'esordio in tv

James Byron Dean nasceva nel Marion l'8 febbraio del 1931. La madre moriva quando il piccolo James aveva solo 9 anni. Segue la vita con il padre e poi con la matrigna, in una quotidianità che almeno all'apparenza non ha nulla di ribelle. Il ragazzo studia, va al college e poi all'università, nella facoltà di giurisprudenza. Segue l'incontro con il teatro, il desiderio di solcarlo e le tensioni con la famiglia, fino al cambio di rotta didattico (iscrizione alla specializzazione su discipline teatrali) e successiva fuga da casa. Ormeggi mollati; inizia l'avventura. Piano – in sordina ma inesorabile – James Dean è comparsa, protagonista, emblema di una generazione. La sua prima apparizione in televisione è nello spot della Pepsi Cola (1950).

Hollywood: commemorazione di James Dean al Griffith Observatory

La valle dell'Eden

Seguono 5 anni di comparse televisive e ruoli secondari, fino alla prima interpretazione da protagonista ne "La valle dell'Eden". E' il 1955, anno in cui la carriera dell'attore assume decisamente un altro volto. E' ormai chiaro che la fase della gavetta è finito: James Dean riceve la prima nomination all'Oscar come migliore attore protagonista. La pellicola di Elia Kazan racconta la storia di due ragazzi emarginati: Dean comincia a rappresentare una figura che nei lavori successivi assume contorni più precisi e "sediziosi".

Gioventù bruciata

Nello stesso anno (1955) arrivano anche "Gioventù bruciata" e "Il gigante". Il successo è già nei pugni del talentuoso attore e con esso anche l'immagine del "rivoltoso senza causa". "Gioventù bruciata", in particolare, rappresenta per l'America un affresco della generazione degli anni Cinquanta e rappresenta per Dean la consacrazione nel Pantheon delle divinità cinematografiche. La sua ribellione contro la fiacchezza della propria famiglia diventa un incoraggiamento a trovare la propria strada e a invertire la rotta verso l'avventura e il pericolo. Senza prestare particolare attenzione alle mete. Un pericoloso lirismo, quello del regista Nicholas Ray, che l'attore seguì suo malgrado nel drammatico epilogo che spense una vita e accese definitivamente una stella sul cielo di Hollywood.

La "Piccola bastarda"

Sempre il 1955, l'anno in cui per Dean accadde tutto. 30 settembre: l'attore si stava preparando ad una delle sue abituali gare automobilistiche, quando, a bordo della sua Porsche 550 Spyder, si scontra con un'auto proveniente dal senso opposto. Sull'auto era presente anche l'amico e meccanico Rolf Wütherich, che ha rivelato che furono le ultime parole di James: "Quel ragazzo dovrà pur fermarsi… Ci vedrà!".

La Porsche, ribattezzata dallo stesso Dean "Piccola Bastarda", porta con sé una leggenda che la vorrebbe legata ad una maledizione. Dopo la morte dell'attore, infatti, la vettura sarebbe stata acquistata e successivamente smembrata per poi essere rivenduta. Ogni proprietario sarebbe stato coinvolto in incidenti spesso mortali. L'auto scomparve poi nel 1960 e non fu più ritrovata fino al 1996.

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