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“Luci della ribalta”, il dramma di Charlie Chaplin usciva 65 anni fa

Il film di Charlie Chaplin usciva il 16 ottobre 1952 e la parabola di vita del clown Calvero, del suo partner sulla scena e della ballerina Terry ha emozionato almeno 3 generazioni. Capolavoro assoluto del cinema, il film fu ostacolato dal Maccartismo e vinse l’Oscar alla Miglior colonna sonora solo nel 1972. Da rivedere mille volte.
A cura di Ciro Brandi
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Lo straordinario “Luci della ribalta”(“Limelight”), di Charlie Chaplin, usciva a Londra per la prima volta il 16 ottobre 1952.  Il regista ci porta ci riporta indietro nel tempo, proprio nella capitale inglese, nel 1914. Qui, il clown teatrale Calvero (Chaplin), un tempo acclamato, è in crisi artistica e si è dato all’alcol. Sono in crisi anche la ballerina Terry (Claire Bloom) e il suo partner in scena (Buster Keaton). Sarà Calvero a salvare Terry dal suicidio e la ragazza, segretamente innamorata di lui, riesce ad inserirlo in un suo spettacolo. Il successo riesplode per entrambi, ma Calvero rifiuta l’amore della bella Terry perché sa di essere troppo vecchio per lei, e cerca di spingerla tra le braccia del pianista Neville. Tuttavia, nella serata in cui Calvero e il suo partner tornano sotto le luci della ribalta, il clown ha un infarto e viene portato dietro le quinte. L’uomo morirà mentre Terry si sta esibendo, riconquistando il suo amato pubblico.

I problemi col Maccartismo

Chaplin è il regista, il protagonista, lo sceneggiatore, il produttore e anche l’autore delle musiche di “Luci della ribalta”, terzultimo lungometraggio e sua creatura fortemente voluta. Inizialmente, l’opera era stata concepita come romanzo, ma in seguito l’artista ha voluto farne un film testamento che attingesse a piene mani dalla sua vita e dal punto in cui si trovava la sua carriera all’epoca, minacciata dal Maccartismo e, quindi, in inesorabile discesa. Questo mito assoluto del cinema, infatti, è stato sempre osannato dal pubblico ma anche bersaglio di critiche feroci e, proprio nei primi anni ’50, per le sue idee progressiste, fu perseguitato dal Maccartismo, periodo legato al nome del senatore Joseph McCarthy, in cui negli USA si scatenò un clima di sospetto generale e di anticomunismo diffuso, fomentato anche dalla scoperta di spie russe. Proprio mentre era a Londra per presentare il film, infatti, a Chaplin fu annullato il permesso di rientro negli Stati Uniti, dove tornò solo nel 1972 per ritirare l’Oscar alla carriera.

La maschera di Calvero

In realtà, non si può dire che il personaggio di Calvero sia l’alter ego di Chaplin al 100%. Il clown “triste” – maschera molto usata nel cinema e nel teatro non solo di quegli anni – gli fornisce molti spunti per parlare, in generale delle diverse “curve” della vita, dell’amore e della solidarietà morale e spirituale, della parabola ascendente e discendente degli artisti e della morte. Il film è un capolavoro proprio per questo, perché riesce a mescolare la realtà e la finzione in modo quasi indefinito e che grazie al magico tocco chapliniano raggiunge vette di emozione inimitabili. “Luci della ribalta” sarà, infatti, anche l’occasione per dare una seconda chance al grande Buster Keaton, star del cinema muto che all’epoca aveva 57 anni e che, dopo l’avvento del sonoro, aveva visto appannarsi la sua stella. La favolosa Claire Bloom, oggi 86enne ma allora appena 21enne, riesce a portare sullo schermo una Terry sensibile e tenace allo stesso tempo, sbalordendo per quanto naturale e vera se pensiamo che “Luci della ribalta” rappresenta la sua terza prova d’attrice in assoluto. Il film le aprì le porte del mondo dorato di Hollywood dove è riuscita a girare circa 35 pellicole e 70 tra serie e film tv.

L’Oscar retroattivo alla colonna sonora

Claire Bloom fu nominata come Miglior promessa femminile ai BAFTA del 1953 mentre Chaplin ottenne la candidatura ai New York Film Critics Circle Award come Miglior attore protagonista e ai Nastri D’Argento come Miglior film straniero. Il grande artista fu anche l’autore della colonna sonora del film, una delle più belle mai composte per il cinema. Purtroppo, sempre a causa del Maccartismo, il film ebbe una distribuzione molto limitata sul territorio americano e, solo negli anni ’70, fu riconosciuto come grande capolavoro. Basto pensare che a Los Angeles fu riedito solo nel 1972 e, l’anno dopo, vinse l’Oscar (retroattivo) alla Miglior colonna sonora.

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