Marco Ponti, regista di Santa Maradona: “Stando con Libero, tutti si sentivano migliori”
Il cinema italiano ha perso in modo prematuro e drammatico Libero De Rienzo, uno dei suoi attori più talentuosi e interessanti. Al di là delle circostanze controverse che circondano la morte dell'attore scomparso a soli 44 anni, e oltre la cronaca delle indagini che sta facendo chiarezza sulle cause del decesso, lo abbiamo ricordato insieme a Marco Ponti. Il regista piemontese lo ha lanciato nel film di culto del 2001 Santa Maradona nel quale Libero dava vita a Bart, personaggio iconico le cui battute restano tra le più memorabili e meglio scritte del cinema italiano negli ultimi decenni. De Rienzo aveva recitato per Ponti anche in A/R Andata + Ritorno e in un cameo in Una vita spericolata. Soprattutto, era grande amico del cineasta, che a Fanpage.it ha raccontato aneddoti affettuosi e di nuovi progetti ai quali stavano lavorando insieme.
Partiamo dell'inizio: come hai conosciuto Libero?
Spesso nel nostro lavoro ci si incontra in qualche modo cercandosi. Io stavo preparando il mio primo film, Santa Maradona. Avevo visto Libero, pensa, in una campagna pubblicitaria di un'auto. Mi aveva colpito e l'avevo chiamato al provino. Il ruolo di Bart era difficile perché estremamente dialogato e con un senso dell'umorismo particolare. Era difficile trovare un attore che l'avesse nelle corde. Quando è arrivato lui non abbiamo neppure fatto i classici convenevoli da provino. Non ricordo mai nulla nel mio lavoro ma questo non l'ho mai dimenticato. In meno di un minuto di provino, 30 secondi, ho detto: è lui, fermi tutti, ho trovato il personaggio. Poi, quello che poteva essere un semplice rapporto lavorativo, come raramente accade, è diventato una lunga amicizia.
Il suo Bart di Santa Maradona è al centro di un instant cult che nessuno voleva farti fare.
Io arrivavo dal nulla, non avevo fatto nessuna esperienza. C'era un po' di sospetto nell'affidarsi a un film bizzarro come quello, che non assomigliava a niente. Non si capiva manco il genere, manco il titolo.
Hai qualche aneddoto da quel set?
Con gli aneddoti del set di Santa Maradona starei qui delle ore. C'era un'estrema complicità tra Libero, Stefano Accorsi, Mandala Tayde e Anita Caprioli. Si divertivano, coglievano le sfumature, a volte si interrompevano perché gli scappava da ridere, si prendevano in giro. Libero aveva la possibilità di stare un albergo ma ci andava solo ogni tanto: preferiva dormire da me sul divano, fare colazione con me e poi andare sul set insieme in bicicletta (a Torino, ndr). Eravamo molto molto legati.
Alcune delle sue battute erano improvvisate?
Le battute erano esattamente quelle scritte, ma lui ha trovato il modo esatto per dirle senza renderle banali. Ha costruito un edificio totalmente suo sui mattoncini che gli ho dato io. Se te le dico io quelle battute, non ridi così tanto. Lui ha lavorato su tutto il personaggio, su come camminava, sulla postura, sull'accento, un mix bizzarro tra romano, italiano standard, italiano del sud, torinese. Sembra che eravamo lì a divertirci, ma c'era un enorme lavoro dietro.
Curiosa la scelta di chiamare i personaggi di Libero nei tuoi film con nomi evocativi: Bartolomeo Vanzetti come l'anarchico in Santa Maradona e nel cameo di Una vita spericolata, Dante Cruciani come Totò ne I soliti ignoti in A/R – Andata e ritorno. C'è una motivazione dietro?
Bartolomeo Vanzetti fu reso immortale dal bellissimo film di Giuliano Montaldo (Sacco e Vanzetti, ndr) e rappresenta quella vena di anarchia e slancio idealistico bello e buono. Dante Cruciani è uno sgangherato omaggio a I soliti ignoti. Ricordo che a una proiezione privata di Santa Maradona era presente Montaldo: quando sentì Bart che si presenta "Bartolomeo Vanzetti" scoppiò a ridere. Poi è venuto ad abbracciarmi: "Questa sì che è una bella idea".
So che stavate scrivendo un film. Era il sequel di Santa Maradona o un'altra cosa?
Stavamo lavorando a più di un progetto. Stavamo scrivendo un film in cui lo volevo come regista. Purtroppo la pandemia ci ha complicato la frequentazione, eravamo sui blocchi di partenza ma non eravamo ancora partiti. Penso che in futuro avrebbe potuto essere un grande regista. Dell'altro progetto preferisco non parlare.
Come hai saputo della tragedia?
In questi casi c'è sempre un amico che ti telefona in un orario improbabile. Quando vedi il telefono che squilla a una certa ora capisci che qualcosa è andato storto.
Qual è l'ultima volta che vi siete sentiti?
C'eravamo sentiti il giorno prima, per cercare di beccarci. Vivendo lui tra Procida e Roma e io tra Torino e Roma, eravamo sempre nel posto sbagliato.
Pensi che sia stato valorizzato e capito a sufficienza come attore e regista?
Non sta a me dirlo. Sta a voi giornalisti, ai critici. Io so di averlo valorizzato al massimo della mia capacità.
La cronaca nelle ultime ore avanza con dettagli sulla morte che riportano ad ‘altri reati'. Al di là di com'è successo e della morbosità dei dettagli, cosa vorresti restituirci della sua personalità e del suo intenso vissuto?
Si deducono dall'enorme onda di affetto che abbiamo visto attorno a lui, che non avrei saputo prevedere. Ho visto a livello collettivo questo amore per lui, per i suoi personaggi, per il suo modo di vivere. Quello che posso dire è che era una persona estremamente buona, cosa che non si può dire di tutti, e con leggerezza. Era estremamente sensibile, sapeva renderti molto importante. Raramente ho vissuto questa cosa: avere una persona accanto che ti fa sentire ascoltato, capito, criticato, messo alla prova. Lui aveva questo dono enorme: stando con lui, tutti si sentivano migliori. Ovvio: se gli andavi a genio! Poi, le risate che ho fatto con lui sono tra le più potenti, esplosive, dirompenti, che ho fatto nella mia vita.
Cosa ti mancherà di più di lui?
In questi giorni non sto minimamente pensando a quello che non ho più, ma a tutto quello che ho avuto, è così tanto che il mio sentimento attuale non è la tristezza, che pure c'è, ma la gratitudine. In questi giorni c'è stata un'ondata di visioni di Santa Maradona: i film ti restituiscono la vita di una persona al meglio, ed è il motivo per cui li facciamo. Io e Libero abbiamo fatto tante cose belle. Guardate il suo film da regista, che è Sangue, e fate attenzione al sottotitolo, che è "La morte non esiste": una dichiarazione di intenti, uno stile di vita.