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Mariangela Melato, una vita d’amore e d’anarchia, travolta dal solito destino

All’età di 71 anni termina la sua carriera e la sua vita; una vita così intensa e ricca e piena che continueremo a sentire -per lungo tempo ancora- applausi a scena aperta a lei dedicati. Questa è la prima di innumerevoli standing ovation post mortem. Grazie di tutto, Mariangela.
A cura di Anna Coluccino
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mariangela melato diva morta

Mariangela Melato è morta all'età di settantuno anni in una clinica romana; è morta dopo aver a lungo lottato contro un tumore. La chiamavano la "Signora del teatro", e non solo per il carattere un po' duro e per il portamento nobiliare, lo sguardo penetrante, i modi raffinati; non solo perché il crepitio delle assi del palcoscenico l'accompagnava da quando aveva diciannove anni, ma perché – in oltre cinquant'anni di carriera – Mariangela Melato il palcoscenico lo ha dominato, e lo ha fatto per indiscussa e indiscutibile bravura, per presenza scenica, per intelligenza, per capacità. Delle mille maschere indossate nel corso della sua lunga carriera è impossibile  trovarne una stonata. Stesso dicasi per il grande e il piccolo schermo.

La sua intera vita è stata dedicata a questo: lo spettacolo. La ferrea disciplina, la sua decisa volontà di vivere d'arte ha prodotto capolavori talmente centrali nella storia del teatro e del cinema e italiano che – nel 2003 – l'allora presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi, volle onorarla  del titolo di "Commendatore". Mariangela Melato ha sacrificato la sua vita privata sull'altare dell'arte, difficilmente si è concessa un giorno di pausa e solo la malattia è riuscita a fermare i suoi instancabili tour. L'ultima apparizione risale al 2008, quando con lo spettacolo "Sola me ne vo" – un vero e proprio one women show – l'attrice si circondava di una musicista e sei ballerini che ne celebravano l'immutata capacità seduttiva, l'immutata bravura. È stato il suo addio, un addio in grande stile – come l'era congeniale – in pailletes e lustrini, in canti e sorrisi. Forse lo sapeva che sul palcoscenico non ci sarebbe più tornata, o magari lo sospettava soltanto e – di certo – non poteva lasciare il suo pubblico senza un'ultima, grande, memorabile apparizione.

“ « Recitare è un bisogno, come quello di amare o di andare in bagno » ”
Mariangela Melato
 

Nei primi anni della sua carriera lavorò, in teatro, con Dario Fo e Luchino Visconti, poi con Luca Ronconi, e Garinei e Giovannini. La sua presenza scenica era di quelle impossibili da dimenticare. Il suo magnetismo, la capacità di tenere incollati su di sé gli occhi del pubblico sono qualità riscontrabili soltanto nei grandi, in quelli che – poi – diventano punto di riferimento e simbolo d'eccellenza per le nuove generazioni d'attori. Dall'Orlando Furioso del maestro Luca Ronconi – con il quale si impose al grande pubblico – all'indimenticabile Medea, Mariangela Melato mordeva la scena come poche attrici sanno fare. È impossibile averla vista interpretare il ruolo della tragica figura euripidea, assassina dei propri figli, e non essersi innamorati della sua interpretazione. Ma se, usciti dal teatro, ci si ferma a pensare che Mariangela Melato è anche la protagonista de "La poliziotta" e la prostituta Salomé in "Film D'Amore e d'Anarchia", allora si comprende perché quello dell'attrice milanese sia uno dei pochi nomi del mondo della cultura e dello spettacolo italiano rispetto al quale c'è unanime consenso: la Signora era una delle rare interpreti capaci di dare un profilo indimenticabile a qualunque ruolo (dalla nobildonna alla popolana, dalla prostituta all'assassina). Anche nei film considerati minori come "Mortacci"  di Sergio Citi – un film corale e zeppo di nomi altisonanti del cinema italiano – la Melato è in grado di imprimere il suo volto nel ricordo degli spettatori: sarà lo sguardo da seduttrice che l'ha accompagnata fino alla morte, sarà la voce roca, sarà la capacità di danzare e cantare, saranno i modi e i gesti sempre esatti, sempre misurati; sta di fatto che Mariangela Melato ha reso ogni sua apparizione memorabile.

Musa di Lina Wertmüller ed Elio Petri, ha trovato in Giancarlo Giannini e Gianmaria Volonté i compagni perfetti. Non a caso, si tratta di due tra i migliori attori italiani di sempre. Le accoppiate Giannini-Melato e Melato-Volonté hanno fatto la storia del cinema italiano e, per questo, non si possono non citare le interpretazioni che – più di tutte – hanno saputo imprimere un marchio a fuoco nell'immaginario collettivo. La bottana industrale di "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto" costituisce una pietra miliare del cinema italiano; tanto che persino ad Hollywood hanno tentato – con risultati a dir poco terrificanti – di riprodurre quella stessa magia; così come pure Lidia, compagna di Lulù ne "La classe operai va in paradiso", è il perfetto controcanto femminile all'inenarrabile dolore dell'operaio sfruttato, deriso e offeso nella sua dignità.

Per questo e molto altro ancora, Mariangela Melato resterà un'immagine fissa e immutabile nel tempo di bravura, disciplina e dedizione quasi maniacale. E non importa se la sua incredibile vita, costellata di premi e riconoscimenti (quattro David di Donatello, cinque Nastri d'Argento e un Globo d'oro, tutti per la migliore attrice protagonista), finisce tragicamente oggi. Il suo volto continuerà a sedurre dallo schermo decine e decine di generazioni; lunghissimi applausi l'accompagneranno ancora; appassionate standing ovation le saranno dedicate senza sosta. Perché è questo che accade a chi sacrifica – almeno in parte – la costruzione di un universo privato per dedicarsi completamente all'arte, ribalta, ai riflettori, al pubblico: accade l'eternità.

Per "Dimenticare Venezia" di Giuseppe Bertolucci, per "Caro Michele" di Mario Monicelli, per  "Aiutami a sognare" di Pupi Avanti e per decine e decine d'altri potenti spaccati del nostro terribile e sublime paese, non saremo mai abbastanza grati a Mariangela per aver scelto di donare la propria bravura al pubblico che l'amava e – con il quale – ha deciso di passare tutta la vita. Cara Mariangela, il nostro è stato un matrimonio davvero felice. Continueremo ad amarti, nonostante la morte – da oggi – ci separi.

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