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Martin Scorsese su The Irishman: “Hollywood non voleva finanziarlo. Netflix sì, mi ha dato libertà”

Il regista italo-americano ha presentato il suo nuovo film alla Festa del cinema di Roma. Accolto con entusiasmo dalla critica, The Irishman uscirà in sala solo tre giorni per poi passare su Netflix. Un’opzione che Scorsese ha scelto pur di aver massima libertà creativa senza vincoli di budget. Il cineasta è anche tornato a parlare della querelle tanto discussa sui film Marvel.
A cura di Valeria Morini
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Alla Festa del cinema di Roma il 21 ottobre è stato il giorno di Martin Scorsese, che ha presentato il suo nuovo, attesissimo, film, "The Irishman". Le prime impressioni che arrivano dalla visione in anteprima parlano di un capolavoro, non si può che riflettere sul fatto che questo film, che riunisce tre icone del cinema scorsesiano (Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci), avrà una distribuzione molto diversa dagli altri film del regista italo-americano. Sarà la sua prima pellicola a sbarcare su Netflix dopo una brevissima uscita nelle sale italiane di soli tre giorni, dal 4 al 6 novembre. In conferenza stampa, il cineasta ha spiegato le motivazioni che l'hanno spinto a collaborare con la piattaforma di streaming.

A Hollywood non avremmo trovato mai abbastanza soldi, Netflix ci ha detto ‘vi diamo i soldi e tutto il tempo che vi serve e tutta la libertà creativa necessaria'. Io ero in ritardo su tutto e loro mi hanno detto puoi prenderti altri sei mesi. A chi mi chiede cosa penso della questione dello streaming rispondo: per vedere un film sul grande schermo devi avere il film. Io ho avuto fortuna nella mia carriera di poter fare dei film grazie a star come De Niro, DiCaprio, ma per questo progetto solo Netflix ci ha dato il budget, se l'accordo prevedeva che il film si sarebbe visto in streaming mentre era ancora in sala beh, mi sembrava un buon accordo.

La critica ai film Marvel

Scorsese ha fatto parecchio discutere di recente per le sue affermazioni sui cinecomic Marvel, da lui accusati di "non essere cinema" e definiti dei "parchi a tema". Un'affermazione che ha sollevato un clamore enorme e su cui il regista è tornato a parlare:

Anche se sono convinto che la soluzione migliore sia sempre la sala cinematografica, sono anche consapevole che prima il film deve essere fatto. La chiave di tutto secondo me è che i cinema continuino a sostenere i film di narrazione, mentre oggi le sale si stanno trasformando in parchi di divertimento. I film dai fumetti vanno benissimo ma non credo che i nostri giovani debbano pensare che questo sia cinema.

The Irishman tratto da una storia vera, un film proposto da De Niro

"The Irishman" è tratto da un libro scritto da Charles Brandt, dedicato alla vera storia di Frank Sheeran (che nel film ha il volto di Robert De Niro): l'uomo, sicario della mafia, sostenne di aver assassinato il leader sindacalista Jimmy Hoffa (Pacino), il cui corpo non è mai stato trovato, su ordine della famiglia Bufalino. Un progetto che De Niro avrebbe avuto molto a cuore.

Io e Bob De Niro volevamo fare un film insieme, l'ultimo era stato Casinò nel '95  Negli anni abbiamo cercato un personaggio che ce lo consentisse, avevamo diversi progetti ma alla fine è stato Bob a farmi leggere questo libro. Nel raccontarmi la storia di Frank, Bob si è molto emozionato e ho capito che aveva molto da dire su di lui. Entrambi avevamo molto a cuore alcuni temi che potevano essere sviluppati bene in questa storia: il tempo che passa, l'invecchiare, l'amore, il tradimento e la morte.

L'uso della tecnologia

Con la sua durata monumentale (209 minuti), un cast da urlo che comprende anche Harvey Keitel, Bobby Cannavale e Anna Paquin e il ritorno alle tematiche di caposaldi del cinema di Scorsese come "Quei bravi ragazzi", "The Irishman" si pone come un film ambiziosissimo. La lavorazione è stata ritardata di parecchio (con conseguente aumento del budget) per via dei tanti effetti speciali: vediamo infatti i protagonisti ringiovaniti artificialmente grazie alla computer graphics dell'Industrial Light & Magic.

Non volevo degli attori giovani per interpretare il ruolo di Bob De Niro e di Joe Pesci, volevo lavorare con i miei amici, per cui quando mi è stato detto che esisteva una tecnica digitale sperimentale di ringiovanimento ho voluto provare. Ho chiesto come avrebbero fatto, mi preoccupava l'idea di mettere un casco o uno schermo verde dietro ai miei protagonisti perché non pensavo che Bob e Joe avrebbero potuto recitare così, ma invece non ce n'è stato bisogno. Abbiamo girato con una normale macchina da presa e tutto è stato aggiunto in postproduzione.

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