Matt Damon, dall’Iraq a 30 Rock
Periodo ricchissimo e fortunato per Matt Damon, attore americano che – partito come esempio di belloccio perbene e poco interessante – è diventato negli ultimi anni uno dei più versatili interpreti americani. Dopo aver conquistato la nomination ai Golden Globes per The Informant di Steven Soderbergh e a Globe e Oscar per Invictus di Clint Eastwood, Damon si trova ovviamente il carnet pieno d’impegni.
Così può accadere che si trovi in giro per il mondo a promuovere Green Zone, il nuovo film di Paul Greengrass (autore del bellissimo United 93 e di Bourne Ultimatum) ambientato durante i primi tempi della guerra in Iraq, quando i militari americani pensavano di poter trovare ancora le armi di distruzione di massa. E può accadere che, nel frattempo, arrivi la notizia che sarà guest-star di una delle serie più divertenti e amate d’America, 30 Rock, esilarante dietro le quinte della vita e del lavoro in una trasmissione tv in stile Zelig (e ispirata al mitico Saturday Night Live).
La serie, creata, scritta e interpretata da Tina Fey, si basa su una parodia surreale al limite della demenzialità con cui però sa mettere alla berlina la futilità del mondo televisivo: 5 Golden Globes e 9 Emmy, questo è il bottino dello show che può vantare – come emblema della propria riuscita – un parterre infinito di guest star che proprio Matt Damon va a suggellare essendo “in cima alla mia lista di ‘preferiti' come guest”. E di fronte alla verve irresistibile dell’autrice, nemmeno Damon ha potuto far nulla.
Emanuele Rauco