Meryl Streep “signora degli Oscar”: 3 statuette vinte e ben 19 nomination
Alla 87esima edizione degli Academy Awards, meglio conosciuti come Premi Oscar, lei ci sarà ancora una volta. In oltre trentacinque anni di luminosa carriera, una delle più straordinarie della storia di Hollywood, Meryl Streep ha collezionato un nuovo record: gli Oscar 2015 segnano per lei la conquista della sua diciannovesima nomination, con il fantasy favolistico "Into the Woods". Nessuno ha mai fatto meglio. Gli attori più candidati di sempre dopo di lei sono Katherine Hepburn e Jack Nicholson, a quota 12 candidature. Per quanto riguarda il maggior numero di statuette vinte, primeggia ancora la stessa Hepburn, unica star ad aver conquistato la bellezza di quattro premi. Meryl Streep si è finora "limitata" a tre, a parimerito con Nicholson, Daniel Day-Lewis e Walter Brennan.
Meryl Streep, nata Mary Louise Streep nel New Jersey quasi 66 anni fa (li festeggerà il 22 giugno): una carriera lunga e prolifica, costellata di magnifici ruoli che ne hanno fatto l'attrice forse pià amata degli ultimi tre decenni. Alla faccia di Dino De Laurentiis, che nel 1976 la scartò per il ruolo della protagonista di "King Kong" (poi andato a Jessica Lange), definendola "brutta". Indomita, colta, vera professionista, la Streep si rioscatterà un paio di anni più tardi esordendo nel capolavoro pluripremiato "Il cacciatore", insieme a Robert De Niro, Christopher Walken e al suo compagno John Cazale, morto di cancro poco dopo la fine delle riprese. Al primo ruolo, già arriva la prima nomination. E, un anno dopo, l'Oscar come miglior non protagonista per "Kramner contro Kramer".
La Streep, certo lontana dai canoni della bellezza tradizionale, è però bravissima e offre il meglio di sé nei ruoli più intensi e drammatici, puntualmente candidati agli Oscar tanto che si fa prima a contare le edizioni in cui non viene nominata. Dopo "La donna del tenente francese", arriva il celeberrimo "La scelta di Sophie" e con esso il secondo Oscar, stavolta come miglior protagonista. Nel corso degli anni 80, ricevono la prestigiosa nomination altri indimenticabili ritratti femminili:"Silkwood", "La mia africa", "Un grido nella notte", "Ironweed", "Cartoline dall'inferno". La tradizione sembra poi interrompersi per qualche anno, ma già nel 1995 si riparte con "I ponti di Madison County", con un paio di film di cui ci si ricorda un po' meno ("La voce dell'amore" e "La musica del cuore") e "Il ladro di orchidee".
Se le candidature fioccano, il tanto sospirato terzo Oscar non arriva, nemmeno con il celebre ruolo di "Il diavolo veste Prada" o con "Il dubbio" e "Julie & Julia". Una maledizione sembra colpire Meryl, fino al 2011. Paradossalmente, la statuetta conquistata nei panni di Margareth Thatcher per "The Iron Lady"va a uno dei suoi film meno belli e a una delle sue interpretazioni più artificiose. Con la madre degenere di "I segreti di Osage County" e la strega cattiva di "Into the Woods", arriva a quota 19, offrendo a tutti una certezza assoluta: Meryl Streep non finirà mai di stupire.