“Mimì metallurgico ferito nell’onore”, il film di Lina Wertmüller usciva 45 anni fa
La prima di “Mimì metallurgico ferito nell’onore”, cult di Lina Wertmüller, si teneva a Torino, il 19 febbraio 1972. La pellicola segnava il primo passo della collaborazione tra l’eclettica regista e i grandissimi Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, qui nei panni di Mimì Mardocheo, un uomo che perde il posto di lavoro ed è costretto ad emigrare a Torino, da Catania, lasciando a casa la moglie Rosalia (Agostina Belli). Nel capoluogo incontra Fiorella "Fiore" Meneghini, sottoproletaria lombarda, che diventa la sua amante e resta incinta. Purtroppo, dopo poco tempo, si accorge che le famiglie mafiose controllano ogni livello produttivo anche al Nord e torna a Catania, con Fiore e il bambino, e una volta lì resterà coinvolto in un delitto d’onore.
Melato e Giannini, la coppia pluripremiata e le tematiche del film
Il film fu presentato, in concorso, al 25° Festival di Cannes e, sia la Melato che Giannini, conquistano un David Speciale, il Nastro D’Argento e il Globo d’Oro come Migliore attrice e attore protagonisti. In effetti, le due star sono i pilasti dell’intera pellicola che, oltre ai premi, ottenne anche un successo di pubblico esorbitante. L’amore passionale e travolgente, le azioni mafiose, il clientelismo, il rapporto Nord/Sud, la vendetta per onore, sono tutti temi che non potevano non attrarre gli spettatori dell’epoca, ma la Wertmüller sa dare, come al solito, la sua traccia indelebile, rendendoli anche comici ed estremamente satirici, non senza eccessi.
Gli stereotipi e i contrasti
Tutto giocato sugli stereotipi e sui contrasti – personali, politici, d’amore – “Mimì metallurgico ferito nell’onore”, dopo 45 anni, resta un classico intramontabile del cinema italiano e mondiale, un punto di riferimento assoluto che, all’epoca, dava una sferzata di originalità alla commedia all’italiana e vale la pena recuperarlo per emozionarsi ancora di fronte alla bravura dell’indimenticabile Mariangela Melato e al fascino e al talento dell’inimitabile Giancarlo Giannini.