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Pinocchio: Roberto Benigni progettò il film, nel 1990, con Federico Fellini

Dopo il travolgente successo de La vita è bella, Roberto Benigni decise di tornare nelle sale nel 2002 con la sua versione di Pinocchio, tratta sempre dal celeberrimo libro di Carlo Collodi, di fine ‘800. Nel cast, l’attore volle la moglie Nicoletta Braschi e altri bravissimi artisti come Carlo Giuffrè, Peppe Barra, Massimiliano Cavallari, Bruno Arena, Kim Rossi Stuart e Franco Javarone, realizzando uno dei suoi più grandi sogni. Ecco 5 curiosità a riguardo che dovete sapere.
A cura di Ciro Brandi
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Roberto Benigni, dopo il travolgente successo de La vita è bella (1997), tornò nelle sale da regista e interprete nel 2002 con Pinocchio. Tratta dal celeberrimo romanzo Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino (1881), di Carlo Collodi, la pellicola segue le vicende di mastro Geppetto (Carlo Giuffrè) che, un giorno, davanti alla sua porta, ritrova un pezzo di legno caduto da un carro e decide di farne un burattino che gli tenga compagnia. L’uomo lo chiama Pinocchio (Benigni) che, magicamente, una sera prende vita e inizia a fare marachelle in giro per il paese. In breve tempo, si caccerà nei guai incontrando il Gatto (Massimiliano Cavallari) e la Volpe (Bruno Arena); il perfido Mangiafuoco (Franco Javarone) e lo stralunato Lucignolo (Kim Rossi Stuart), ma potrà sempre contare sull’aiuto della Fata dai capelli turchini (Nicoletta Braschi) e sul Grillo Parlante (Peppe Barra).  Ecco 5 curiosità che dovete sapere.

1. Il film doveva essere diretto da Federico Fellini

Roberto Benigni ha rivelato che il progetto di Pinocchio era partito molti anni prima, in collaborazione col grande e inarrivabile Federico Fellini. Il regista di Rimini diresse Benigni e Paolo Villaggio nel suo ultimo film, La voce della Luna (1990) e, proprio all’epoca, propose all’attore toscano di interpretare Pinocchio in un film diretto da lui, con sceneggiatura scritta da Vincenzo Cerami. Furono, addirittura, girate alcune scene di prova, ma poi il progetto rimase nel cassetto.

2. Le riprese durate 7 mesi

Le riprese del film sono durate tantissimo. In totale, la troupe e gli attori sono stati impegnati circa 7 mesi, seguito poi da quasi 16 mesi di pre e post produzione. Benigni ha girato a Papigno, vicino Trani, nei noti Cinecittà Umbria Studios, poi a San Gimignano, in provincia di Siena e alla Tenuta di Castelfalfi.

3. La voce inglese di Benigni che non piacque ai critici

Le critiche estere stroncarono il film di Benigni e i commenti più negativi furono relativi, soprattutto, al doppiaggio. All’epoca, i produttori Harvey e Bob Weinstein vollero tradurre in inglese la pellicola, invece di lasciarla in italiano e riportare solo i sottotitoli, ma i critici specializzati trovarono che la voce dell’attore Breckin Meyer, all’epoca 28 e scelto come doppiatore di Benigni che ne aveva 50, fosse totalmente inadatta perché troppo giovane e quasi caricaturale. Questo portò anche alla vittoria di Benigni del Razzie Award come Peggior attore protagonista.

4. Le critiche al manifesto senza Collodi

All’epoca, la critica italiana criticò anche il manifesto del film perché non riportava il nome di Collodi. Ma fu proprio Benigni, durante la conferenza stampa, a rispondere testualmente: “Ma si tratta di un libro famosissimo, è Collodi: sarebbe come dire della Bibbia che è tratta dall'omonimo romanzo di Dio.

5. Gli incassi e i premi

Pinocchio, in Italia, riuscì ad incassare la ragguardevole cifra di 26 milioni di euro e, globalmente, totalizzò 41.314.585 dollari. Se pensiamo, però, che è costato tra i 40 e i 45 milioni di euro – e ciò ne fa il film italiano più costoso della storia nel nostro cinema – allora può essere considerato un flop commerciale. Al di là dei numeri, la pellicola portò a casa 2 David di Donatello (Miglior scenografia e Migliori costumi) e il Nastro d’argento alla Migliore colonna sonora (di Nicola Piovani).

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