Robert Duvall, l’anima del West
Se c'è un attore in circolazione che diventa sempre più buono ogni anno che passa, un po' come il vino, questo è senza dubbio Robert Duvall. Bravo peraltro lo è sempre stato, anzi bravissimo. Nato a San Diego nel 1931, ha avuto una carriera lungimirante e infinita, con un susseguirsi di interpretazioni memorabili, senza soluzione di continuità, tra western, noir, thriller e film di guerra, con un carisma inarrivabile.
Debutta nel cinema nientemeno che in Il Buio oltre la siepe (1962), nella parte di un malato di mente. Poi lo troviamo in decine di altri titoli, tra i quali non si può non citare M.A.S.H. di Robert Altman, Il Grinta di Henry Hathaway, ovviamente la saga de Il Padrino nel quale Coppola lo vuole per la parte del fedele Tom Hagen, e poi ancora La Conversazione e Apocalypse Now sempre di Coppola, Quinto Potere di Lumet, Colors di Dennis Hopper, Tender Mercies (con il quale vinse l'Oscar nel 1984) e così via.
Una filmografia sterminata e magnifica, che arriva fino ai giorni nostri, nel nome del western più puro e profumato d'antico, con le ultime, poetiche, sofferte, epiche e straordinarie prove nel grandioso Broken Trail di Walter Hill e nel recente Get Low di Aaron Schnaider, non ancora uscito in Italia ma presentato in anteprima allo scorso Torino Film Festival (dove alla fine della proiezione, durante i titoli di coda, il pubblico gli ha tributato una sincera ed emozionante standing ovation).
Ora Duvall riceverà un importante premio alla carriera, l'Owens Award (nell'albo d'oro ci sono tra gli altri Robert Redford, Ed Harris, Nicolas Cage e Sean Penn), che gli sarà consegnato il prossimo 29 aprile a San Francisco, come omaggio a un attore << il cui lavoro rappresenta un esempio di brillantezza, indipendenza e integrità >>. Parole sacrosante, per un vero Mito vivente, grazie al quale è davvero facile amare il cinema.
Alessio Gradogna