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Sean Penn e altre celebrità: dura lettera al The Times contro il governo turco

Sean Penn, Davud Lynch, Susan Sarandon e Ben Kingsley sono solo alcuni dei firmatari di una lettera aperta al famoso giornale per denunciare il regime dittatoriale di Recep Tayyip Erdogan, il premier turco. La sua risposta non si è fatta attendere.
A cura di Ciro Brandi
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In tutto sono trenta gli artisti e gli intellettuali che, giovedì, hanno firmato una dura lettere atto d'accusa, pubblicata sul The Times, contro il premier turco Recep Tayyip Erdogan e il suo regime dittatoriale. La lettera a Erdogan, firmata oltre che da Sean Penn anche da David Lynch, Vanessa Redgrave, Susan Sarandon, Ben Kingsley e Jack Fox denuncia la brutale repressione da parte della polizia contro manifestanti pacifici e l’indifferenza verso i cinque giovani innocenti morti di Piazza Taksim, che potrebbe portare il premier davanti alla Corte europea per i diritti umani. I firmatari della lettera fanno anche notare che oggi in Turchia ci più giornalisti detenuti che in Iran e Cina messe assieme insieme, il che è indice inequivocabile del regime dittatoriale di Erdogan, il quale non vuole capire che in realtà si tratta di giovani che vogliono che la Turchia rimanga una Repubblica Secolare come indicato dal suo fondatore Mustafa Kemal Ataturk. E dire che tutto è partito lo scorso giugno per opporsi alla distruzione del Parco Gesi e costruire un nuovo centro commerciale. Ma la brutale repressione ha scatenato la rabbia delle maggiori città turche. Nella lettera, poi, le contro-manifestazioni organizzate dal partito governativo Akp, vengono paragonate ai raduni del Partito nazista in Germania negli anni Venti e Trenta del secolo scorso.

La risposta di Erdogan non si è fatta di certo attendere. Il premier turco, infatti, si è detto indignato e querelerà il The Times, accusandolo di assenza di etica e del fatto di affittare le sue pagine solo per denaro, senza pensare alle importanti e pericolose conseguenze. Riguardo i firmatari, Erdogan ha usanto solo due aggettivi: “Pennivendoli, insolenti”. La querelle è partita e durerà a lungo.

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