The Possession, non aprite quella scatola
Siete tra quelli che non ne hanno mai abbastanza di film sugli esorcismi e affini? Allora non potete perdervi “The Possession”, horror-thriller prodotto da Sam Raimi – regista di film come “La casa”, la trilogia di “Spider-Man” dell’atteso “Il grande e potente Oz”, nel 2013 – e diretto dal danese Ole Bornedal. La pellicola, nelle nostre sale dal 25 ottobre, si basa su una vicenda realmente accaduta (?) e apparsa anche sul Los Angeles Time circa otto anni fa: un uomo era entrato in contatto con una strana scatola con iscrizioni ebraiche, contenente lo spirito imprigionato di un dybbuk, uno spirito maligno che vaga nel limbo per i peccati commessi, in attesa di ritornare in vita tramite un altro corpo umano. Secondo gli antichi, l’unico modo per tenere a bada queste forze soprannaturali era necessario costruire questi scrigni con delle formule incise su tutta la loro superficie, quasi come un incantesimo cautelativo eterno. C’è una curiosità che riguarda il film: Raimi aveva chiesto di avere sul set una scatola dybbuk originale, ma nessuno se l’è sentita poi di custodirla e, comunque, anche se questa non è mai arrivata, durante le riprese di “The Possession” si sono verificati strani eventi che hanno portato un po’ di scompiglio tra gli attori. Insomma, il fattore più originale della pellicola è proprio quello di sviluppare il tema dell’esorcismo nell’ambito della tradizione ebraica, ricorrendo a scene veramente raccapriccianti e sicuramente non adatte ad un pubblico di minori.
La trama
In una normale cittadina americana vivono Clyde e Stephanie, genitori della piccola Emily, detta Em, e di Hannah. I due sono divorziati da poco ma intenzionati a tutelare in qualsiasi modo la felicità e la spensieratezza delle proprie figlie. Un giorno, Clyde decide di andare a prendere Em e di portarla a vedere la sua nuova casa e per stare un po’ insieme. All’improvviso padre e figlia sono attratti da un mercatino del quartiere dove Em trova uno scrigno di legno ricoperto da iscrizioni ebraiche su tutta la sua superficie. Il papà glielo compra e durate la notte, Em avverte dei rumori provenire proprio dalla scatola. La piccola la apre attraverso una piccola maniglia posta su un lato. E’ l’inizio dell’incubo che sconvolgerà la sua vita e quella di tutta la famiglia Brenek.
Il cast
Jeffrey Dean Morgan interpreta il ruolo dello sfortunato padre di Emily, Clyde Brenek. L’attore è uno dei più quotati a Hollywood, in questi ultimi anni, non solo al cinema – ricordiamo i film “The Resident” e “Le paludi della morte” – ma anche in tv, dato che ha preso parte ad alcune serie di successo come “Supernatural”, “Grey’s Anatomy” e “Magic City”. Kyra Sedgwick (“Cambio di gioco”, “Gamer”, “40 carati”) è nei panni di Stephanie Brenek, mentre la piccola Em è interpretata dalla brava Natasha Calis, vista in “Gone” e “Donovan’s Echo”, di scarso seguito qui in Italia. Completano il cast: Madison Davenport (Hannah Brenek), Grant Show (Brett) e Matisyahu (Tzadok).
La nostra recensione
Attenzione: SPOILER
E’ impossibile non fare il paragone con “L’esorcista” di William Friedkin, del 1973. La storia è palesemente simile e il regista Ole Bornedal ha sempre dichiarato di essere un grande fan del film originale. Detto questo, il suo film sa sfruttare benissimo la variante della tradizione ebraica (ma se ben ricordate è stata già trattata ne “Il mai nato”, del 2009, di David S. Goyer) e ci sono alcune scene davvero raccapriccianti, girate con effetti speciali veramente ben fatti. Immediatamente, il regista danese ci fa capire, attraverso un flashback, che nessuno può in realtà liberarsi di quella scatola maledetta ( ad inizio film una signora viene sbattuta sulle pareti della propria stanza nel tentativo di disfarsene e sarà il figlio a trovarla priva di vita sul pavimento). Dopo questa terrificante introduzione si entra direttamente nella vita della famiglia Brenek: la piccola Natasha Calis è semplicemente sensazionale nel ruolo della sfortunata Em, tremendamente spersonalizzata dal demone contenuto nella scatola (che poi scopriremo chiamarsi Abizu, il ladro di bambini) e resa animalesca negli atteggiamenti (vedi la scena in cui divora il cibo dal frigo). Le migliori scene in assoluto sono: l’invasione delle falene, la risonanza magnetica – durante la quale Stephanie vede la faccia del dybbuk accanto al cuore di sua figlia – l’esorcismo “improvvisato” e il finale a sorpresa (?). Sicuramente “The Possession” può essere considerato un bel prodotto del filone esorcistico, curatissimo nei minimi dettagli (fotografia, montaggio ed effetti speciali), e quindi di grande impatto visivo, anche se non esente dal pericoloso deja vu e dall’essere considerato un ennesimo “omaggio” al film del ’73.
Voto: 7