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Tornatore nega le accuse di molestie di Miriana Trevisan: “Fu solo un incontro cordiale”

Il regista di Nuovo Cinema Paradiso con un comunicato smentisce le parole della showgirl che lo accusa di aver tentato di baciarla contro la sua volontà dopo un provino di 20 anni fa: “Pertanto respingo le insinuazioni mosse nei miei confronti riservandomi di agire nelle competenti sedi a tutela della mia onorabilità”.
A cura di Andrea Parrella
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Giuseppe Tornatore risponde a Miriana Trevisan e le accuse della showgirl ed ex volto di Non è la Rai ha lanciato in un'intervista rilasciata a Vanity Fair. Secondo quanto ha affermato, il regista premio Oscar per Nuovo Cinema Paradiso avrebbe tentato di baciarla contro la sua volontà più di 20 anni fa, in occasione di un provino per la realizzazione del film "Le leggenda del pianista sull'oceano". A poche ore dalla pubblicazione dell'intervista è arrivato un commento di smentita da parte del regista, che ha negato qualsiasi accusa e annuncia che si tutelerà:

Sono lusingato che una giovane donna si ricordi di me dopo tanti anni. Io rammento solo un incontro cordiale, pertanto respingo le insinuazioni mosse nei miei confronti riservandomi di agire nelle competenti sedi a tutela della mia onorabilità

Il racconto di Miriana Trevisan

Molto dure le rivelazioni che Miriana Trevisan ha fatto a Vanity Fair, parole che rischiano di minare la reputazione di uno dei registi italiani più apprezzati al mondo. La showgirl ha ricordato un episodio molto lontano nel tempo che, però, le sarebbe rimasto impresso nella memoria a causa delle sensazioni sgradevoli in lei suscitate all’epoca. Quello con Tornatore non fu un provino, più un colloquio conoscitivo in previsione della possibilità di lavorare insieme:

Vent’anni fa, andai negli uffici di Giuseppe Tornatore. Era un appuntamento che mi aveva organizzato il mio agente. Non era un provino, ma un primo incontro in vista di un film in lavorazione, La leggenda del pianista sull’Oceano. C’era una segretaria che mi accolse ma poi se ne andò. Rimanemmo soli. Dopo qualche tranquilla chiacchiera sul film, quando ci stavamo salutando, il regista mi chiese di uscire con lui quella sera per andare a mangiare una pizza. Io risposi che avevo già un impegno, lo ringraziai e mi alzai per andarmene. Lui mi segui fino alla porta, mi appoggiò al muro e cominciò a baciarmi collo e orecchie, le mani sul seno, in modo abbastanza aggressivo. Riuscii a sfilarmi e scappai via. Ero entrata sentendomi una principessa, a un passo da un sogno che si realizzava, pensavo “forse farò un film con un regista premio Oscar” e sono uscita sentendomi uno straccio. Non riesco a dimenticarmi il suo sguardo: incantato al mio ingresso, pieno d’odio mentre uscivo. Come se avesse scoperto che il giocattolo erotico aveva la batteria scarica. Mamma, quanto ho pianto. So benissimo che è la mia parola contro la sua.

Chi è "l'uomo nero" del cinema italiano?

Dopo l'esplosione del caso Weinstein, la Trevisan aveva già parlato di come il mondo dello spettacolo italiano fosse, in base alle sue esperienze, un ambiente sostanzialmente marcio e compromesso. Dalle sue parole potrebbe aprirsi un filone tutto italiano della vicenda, che a quanto pare non si arresterebbe al nome di Tornatore. Il compagno della showgirl, Gulio Cavalli, ha infatti commentato le parole di Miriana Trevisan aggiungendo un dettaglio tutt'altro che irrilevante:

Miriana è sincera, è fatta così, lei per tanti anni ha taciuto perché si era sentita in colpa, pensava che fosse normale quello che le era successo. C'è un uomo nero del cinema italiano che non è Tornatore, il suo nome sta per uscire fuori, questione di pochissimo. Non è Tornatore. Lei ha raccontato quello che ha vissuto in prima persona.

Gli effetti dello scandalo Weinstein

Lo scandalo Weinstein sembra dunque avere la funzione di un potenziale detonatore in grado di svelare molti casi torbidi di molestie sessuali dovute a giochi di potere nel mondo dello spettacolo. La mole di indiscrezioni e denunce che stanno emergendo in questi ultime settimane, dal caso Kevin Spacey a quello di Dustin Hoffman, non fa che aumentare l'attenzione dell'opinione pubblica sul tema. Tutto questo al netto del rischio che alcuni personaggi possano accodarsi per ottenere visibilità, rischiando così di inquinare la discussione su un tema che è invece divenuto cruciale.

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