‘Uomo in mare’, Marco D’Amore testimone di una giustizia che l’ha lasciato solo
Un cuore nella tormenta, quello di Marco D'Amore, che nel nuovo corto di Emanuele Palamara è semplicemente Marco, testimone di giustizia abbandonato dallo Stato. Una protezione carente, che non gli garantisce una vita normale e gli restituisce il peso di altre due vite in sospeso, quella della moglie (Lavinia Guglielman) e del figlio Matteo (Antonio Sepe). Un uomo in mare, immerso nelle acque contaminate di una terra che non gli da speranza, tra i rifiuti resi ancor più tossici dall'omertà che lo circonda. Ci ha provato Marco a fare qualcosa di diverso, a invertire la rotta, ma il prezzo da pagare è stato troppo alto e ora anche i suoi affetti più stretti iniziano a ribellarsi al suo desiderio di cambiamento, gli si rivoltano contro, iniziano a vederlo come un elemento ‘scomodo'. Un po' come accade ai 15.000 testimoni di giustizia alle prese con la noncuranza di uno Stato che ad oggi ne protegge solo 84, lasciando il resto alla mercé di un destino fatto di diffidenza e solitudine.
Ad aiutare Marco in questo processo intimo e delicato, che si svolge tra le quattro mura di una casa abbandonata sul litorale Domitio, in mezzo alle rovine di una Castel Volturno ormai logora e depressa, è suo figlio, il piccolo Matteo. Quest'ultimo ha inventato un gioco, un modo per esorcizzare la paura e per combattere l'impotenza. Sogna un lieto fine il piccolo Matteo, immaginando un grande elicottero che intervenga dall'alto per salvare il suo ‘uomo in mare', un soldatino inerme, soffocato dalla spugna di un'asciugamano azzurra. Vede l'elica girare forte e, in fondo, la vede anche Marco, che dal basso spalanca le braccia e rivolge gli occhi al cielo, tentando di uscire indenne dalla morsa dei suoi stessi pensieri. Sia che rinunci al suo atto di coraggio, sia che continui ad assecondarlo, le onde non smetteranno di travolgerlo, perché il senso di colpa non arresterà la sua corsa verso l'agognato senso di pace di un'improbabile terraferma.
Un finale aperto che, quasi in un atto di disperazione, induce ad abbracciare l'espediente del gioco del piccolo Matteo e a incrociare lo sguardo vitreo di Marco, che verbalizza poco con suo figlio, si perde tra le pieghe azzurre del suo asciugamano e resta muto di fronte all'incapacità di fargli allentare la presa. All'improvviso senti più il suo non detto che la voce flebile con la quale scandisce i passaggi della sua storia e capisci che tra tutte le prigioni possibili, la più angusta è sicuramente quella della sua mente.
‘Uomo in mare' è il terzo cortometraggio di Emanuele Palamara, reduce dal successo del pluripremiato "La Smorfia" e una lunga gavetta da assistente alla regia. Prodotto dalla Bro Company e CinemaFiction Napoli, il cortometraggio sarà distribuito dalla EleNfanT Distribution di Bologna.