Verdone: “Le mie protagoniste devono essere folli, la Pastorelli mi ha aperto gli occhi”
Carlo Verdone ha scelto Ilenia Pastorelli perché fosse la protagonista del suo nuovo film, Benedetta follia. Romana lanciata dal Grande Fratello, è stata la coprotagonista apprezzatissima di Lo chiamavano Jeeg Robot, la pellicola che ha fatto decollare la sua carriera. È stato Verdone a volerla, a riconoscere in lei quelle qualità che riteneva l’avrebbero resa perfetta sullo schermo nel ruolo che il regista aveva pensato, anche sulle sue misure.
Il cinema di Carlo Verdone e le donne
Del resto, la protagonista femminile voluta da Verdone non sarebbe potuta essere una donna comune. Sono tantissime le donne che hanno lavorato al fianco di questo grande artista, traendone ispirazione e regalandogli ogni volta un po’ di se stesse:
Le mie protagoniste devono essere folli, possibilmente anche belle e interessanti perché mi aiutano a creare un contrasto, io non sono un comico che deve vincere e rimorchiare io sono un comico che deve diventare un attore brillante che deve entrare in difficoltà. Quindi queste donne con la loro irruenza con il loro temperamento, ma anche con la loro bellezza e il loro fascino, mi mettono ancora di più in difficoltà. Perché io ho bisogno di essere messo in difficoltà: è chi meglio di una donna?
La consacrazione di Ilenia Pastorelli con “Lo chiamavano Jeeg Robot”
Dagli esordi in tv, Ilenia ne ha fatta di strada. Oggi risulta una tra le attrici emergenti più in vista in Italia, la cui perizia sullo schermo le è valsa nel 2016 il David di Donatello come migliore attrice protagonista. Di lei Verdone dice:
Ho trovato una ragazza di oggi, della periferia di oggi. Noi la periferia la vediamo spesso solo come qualcosa di violento, di aggressivo. E invece anche la stessa Magliana, da cui viene Ilenia, ha una sua poesia, in alcuni personaggi storici, quei bar, quel gruppo di persone quel condominio c'è ancora un'anima. Non è vero che c'è solo la cattiveria e la droga, come del resto in tutta Roma. Ma c'è ancora una vena poetica che è importante. Quindi in questo lei mi ha aperto gli occhi. Perché per me oggi è complicato girare, avere informazioni come una volta, sono troppo conosciuto e nessuno si apre con me. E lei invece è l'espressione di questa periferia che vive ancora di antichi valori e si percepisce. Sono andato nella sua casa in campagna che sta a cinque chilometri da me, ho capito che tipo di famiglia è: c'è anima, ci sono tradizioni.
La chiamata di Verdone: una consacrazione che l’ha commossa
Ilenia racconta la sua adolescenza, quando ancora non sapeva che i suoi sogni di bambina sarebbero divenuti realtà, anni prima che potesse anche solo immaginare che un film le avrebbe cambiato la vita:
Sono una ragazza che viene da una famiglia semplice. Ho fatto tutti i tipi di lavori per mantenermi. Mi reputo una persona fortunata nel fare questo lavoro. È bello quando ti viene riconosciuto qualcosa. Poi quando mi ha chiamato Carlo io mi sono commossa, non me l'aspettavo. Per me è uno dei più grandi.
Poi, rivolta direttamente al regista che l’ha voluta sullo schermo, aggiunge:
Per me, cresciuta alla Magliana con i tuoi film è stata una bella occasione essere chiamata da te. Lo dico serenamente. Mi ricordo la prima volta che i miei genitori che erano ancora insieme, una delle poche volte in cui siamo andati al cinema insieme e io mi ricordo la locandina di Viaggi di nozze…avevo 13 anni, andammo all'Eur. Risi moltissimo e poi imparai tutte le battute di Claudia Gerini a memoria…ma non avrei mai immaginato di trovarmi a fare un film con lui.
Negli anni, la Pastorelli ne ha apprezzato i personaggi femminili:
Mi piaceva moltissimo Magda, l'attrice russa di Viaggi di nozze, l'aspirante attrice di Troppo forte. Ma i ruoli femminili riescono bene anche perché Carlo ti dà la possibilità di reagire, sul set, alla sua emotività, alla sua espressività. È facile lavorare con lui. Anche quando non viene ripreso Carlo ti dà tutto, per aiutarti.
I lavori di Ilenia Pastorelli prima di diventare attrice
Ilenia non dimenticata il lungo percorso affrontato prima di arrivare al punto in cui è oggi. Non rinnega nulla, anzi ricorda i suoi trascorsi con la consueta ironia:
Ho servito ai tavoli di un locale a Ostia, veniva anche gente ‘cattiva' ma generosissima, mance da cinquanta euro. Poi ho studiato per fare l'agente immobiliare, ma ho iniziato in questo periodo, il principale mi manda alla Garbatella a citofonare a tutti i palazzi chiedendo chi affittava, mi sono presa molti ‘vaffa', dopo due giorni ho mollato. Poi ho fatto la rappresentante di vestiti per i negozi, venivano i clienti allo showroom, avevo clienti di Roma. C'era un tizio che aveva 10 negozi che voleva solo me perché trovavo la motivazione per tutti i vestiti, che lui poi rivendeva alle clienti. ‘Questo vestito è giusto per i cocktail, questo vestito lo fai mettere alle signore di una certa età'. Un giorno esce un cappotto brutto, e lui dice ‘ma che dico alle clienti?'. E io: ‘Devi dire che questo cappotto ti emoziona…'. Ha funzionato.