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25 anni fa “Il Postino” sbarcava al Festival di Venezia e conquistava il mondo intero

Il 1° settembre 1994, al Festival di Venezia veniva presentato il film-testamento dell’indimenticabile Massimo Troisi, morto poco dopo le riprese. Dopo l’uscita nelle sale, il 22 settembre, il valore artistico immenso della pellicola – un mix perfetto di sentimento, poesia e metafore di vita – fu riconosciuto anche dall’Academy, che la candidò a 5 Oscar facendogli vincere quello alla colonna sonora. Una pietra miliare come poche.
A cura di Ciro Brandi
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Il 1° settembre del 1994, al Festival di Venezia arrivava, in anteprima, “Il Postino”, ultimo film con il grande e indimenticabile Massimo Troisi, morto poco dopo la fine delle riprese. Solo in Italia, Troisi figura anche come collaboratore alla regia di Michael Radford e i due ci portano sull’isola di Salina, nel 1952, dove Pablo Neruda (Philippe Noiret), poeta cileno in esilio, si rifugia con la consorte Matilde (Anna Bonaiuto). Qui nasce una grande amicizia con Mario Ruoppolo (Massimo Troisi), un postino che imparerà ad amare la poesia. Figlio di un pescatore e disoccupato, ogni giorno consegna la corrispondenza al poeta. Mario comincia a leggere le sue poesie e nel frattempo s'innamora di Beatrice (Maria Grazia Cucinotta), la bella barista dell'osteria. Mario comincia a scriverle e metafore seguendo i consigli e le lezioni di Neruda e, piano piano, riesce a conquistarla. Beatrice e Mario si sposano e Neruda fa loro da testimone. Poco tempo dopo l'esilio di Neruda viene revocato ed il poeta può ritornare in Cile. Cinque anni dopo, Neruda e la moglie tornano a Salina ed entrano di nuovo nell'osteria di Beatrice. Il destino, però, gli riserverà sorprese contrastanti.

Storia di amicizia, amore, poesia e metafore di vita

Tratto dal romanzo "Ardiente paciencia”, dello scrittore cileno Antonio Skarmeta, “Il Postino” è considerato giustamente il film-testamento di Troisi ma, sinceramente, anche quello per cui il grande attore e regista di San Giorgio a Cremano sarà ricordato per sempre. Segnato dalla malattia cardiaca di cui soffriva da tempo, Troisi porta sullo schermo un personaggio al di fuori del tempo e dello spazio, un’anima pura che trova nell’amicizia con Neruda e nella forza della poesia un’ancora di salvezza e una spinta propulsiva per aprirsi all'amore. Quello tra Mario Ruoppolo e Neruda è un rapporto tra maestro e allievo ma anche tra padre e figlio e tra due persone che cercano una sorta di via d’uscita. Ricorderemo soprattutto le loro lunghe passeggiate sulla spiaggia e i loro discorsi fatti di metafore e dissertazioni anche sulle cose più semplici, che c’incantano e che apportano al cinema quell’immenso e indescrivibile valore aggiunto che vale la pena di definire Arte con la A maiuscola.

Che dire poi della storia d’amore intensa, passionale e struggente con la bella e acerba Beatrice? Il loro rapporto trova spazio nella seconda parte della pellicola e la porta ad essere inserita tra quelle più romantiche della storia del cinema. Sarà proprio Neruda a fornire lo strumento principale a Mario per uscire allo scoperto, per andare contro tutto e tutti e a farci sognare ad occhi aperti un amore come quello, anche se con un lieto fine decisamente a metà. Infatti, il postino dirà allo scrittore:

E' colpa tua se mi sono innamorato, perché mi hai insegnato ad usare la lingua non solo per attaccare francobolli!

Le location e l'Oscar alla colonna sonora

Girato a Pantelleria, Salina e Procida, la pellicola si avvale della splendida sceneggiatura scritta sempre da Troisi e Radford con la collaborazione di Anna Pavignano, Furio e Giacomo Scarpelli e della meravigliosa fotografia di Franco Di Giacomo. Le meravigliose e storiche musiche furono realizzate da Luis Bacalov (in collaborazione con Sergio Endrigo, Riccardo Del Turco e Paolo Margheri). Dopo il passaggio a Venezia, il film uscì nelle sale italiane il 22 settembre e fu un enorme successo commerciale. In seguito, esplose all’estero diventando uno dei film in lingua straniera più visto negli Stati Uniti. L’Academy non poteva non accorgersi dell’immenso valore artistico della pellicola e lo candidò a 5 Oscar – Miglior film, Miglior attore protagonista (Troisi), Miglior regia e Migliore colonna sonora – riuscendo a portare a casa solo quello per le musiche.

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