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35 anni fa usciva “La storia infinita”, parabola sull’importanza dei sogni e della forza di volontà

Il 6 aprile 1984 usciva in Germania il film cult di Wolfgang Petersen, basato sul romanzo di Michael Ende, che abbatte il confine tra fantasia e realtà, affermando con forza il concetto secondo cui un mondo senza sogni non può esistere e che il propellente che li fa avverare è semplicemente la nostra forza di volontà. Una pellicola che non ha mai perso il suo fascino e che, ancora oggi, è piena di metafore universalmente valide e aperte a mille interpretazioni.
A cura di Ciro Brandi
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La storia infinita”, pellicola cult di Wolfgang Petersen basata sull’omonimo romanzo di Michael Ende, pubblicato nel 1979, usciva per la prima volta in Germani il 6 aprile del 1984. Petersen raccontala storia del piccolo Bastian (Barret Oliver), un bimbo che ha da poco perso la mamma e che si rifugia nella soffitta della scuola a leggere un vecchio libro che si rivela magico. Il papà non si cura tanto di lui, così, grazie alla sua forza interiore, Bastian entra nel libro e combatte contro il Nulla per difendere il mondo di Fantàsia e salvare l’Imperatrice Bambina (Tami Stronach) con l'aiuto del drago volante Falkor e del giovane e coraggioso guerriero Atreyu (Noah Hathaway).

Una scatola piena di metafore aperte a mille interpretazioni

Per portare avanti il suo progetto, Petersen, assieme ai produttori, all’epoca andò persino contro lo stesso autore del libro, Michael Ende, perché rispettò solo la prima parte del romanzo, tralasciando molte delle (mille) avventure di Atreyu, ma andando direttamente all’essenza del suo significato, che poi è quello che ha reso anche il film immortale. A primo acchito, il film sembra la classica favola con un’imbastitura più che semplice, con effetti speciali ormai superati e un finale scontato ma, naturalmente, “La storia infinita” è molto di più, è una scatola piena di metafore aperte a mille interpretazioni; è una storia che si svolge dentro un’altra storia e che non finisce di emozionarci dal primo all’ultimo minuto.

L'importanza dei sogni alimentata dalla forza di volontà

Attraverso le vicende di Bastian, Petersen abbatte il confine tra fantasia e realtà, affermando con forza il concetto secondo cui un mondo senza sogni non può esistere e che il propellente che li fa avverare è semplicemente la nostra forza di volontà. Nessuno dei personaggi è un eroe dotato di grandi poteri, eppure riescono a portare a termine le loro missioni grazie al fatto di credere fortemente in quello che fanno, sconfiggendo il “Nulla”, quindi le proprie paure e insicurezze. Altro tema che ritroviamo nel film e che, purtroppo, è tristemente attuale è quello del bullismo. Il piccolo Bastian, infatti, è vittima a scuola delle stupide offese dei suoi coetanei ma grazie alla sua forza interiore riesce a superare qualsiasi ostacolo e il volo liberatorio sul leggendario Falkor ne è la dimostrazione all’ennesima potenza.

Il successo della colonna sonora e i due sequel

“La storia infinita” è costato 25 milioni di dollari e, all’epoca, fu il film di produzione tedesca col più alto budget di sempre. Il successo fu comunque clamoroso e, oltre alla bravura dei tre protagonisti, alla sceneggiatura scritta dallo stesso Petersen con Herman Weigel e agli effetti speciali di Uwe Bendixen Pesci, Brian Johnson e David Fincher, un plus fondamentale furono le musiche. La colonna sonora fu composta da Klaus Dilinger e Giorgio Moroder e, proprio il maestro italiano scrisse con Keith Forse la canzone “The NeverEnding Story”, interpretata da Limahl, che divenne una hit in tutto il mondo. Il clamore mondiale suscitato dal film diede vita a due sequel, “La storia infinita 2”(1990), diretto da George Trumbull Miller e “La storia infinita 3”(1994), di Peter MacDonald ma non riuscirono ad avere lo stesso successo del capostipite di Petersen.

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