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45 anni fa usciva Fantozzi, il primo film sullo sfortunato ragioniere più famoso d’Italia

Il 27 marzo 1975, a Firenze usciva il primo capitolo delle (dis)avventure del ragionier Ugo Fantozzi, interpretato da Paolo Villaggio. Le sue storie diventano simbolo dell’italiano medio, del servilismo, dell’uomo perseguitato dalla sfiga e vessato dai colleghi e dalla società. Naturalmente, tutti questi elementi sono estremizzati e resi surreali proprio per renderne, le meschinità e la pochezza in una satira sociale che non si discostava (e non si discosta) da quello che succede attorno a noi. Un mito che a 45 anni di distanza è sempre attuale.
A cura di Ciro Brandi
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A Firenze, il 27 marzo 1975, si teneva la prima di Fantozzi, commedia diretta da Luciano Salce, che sarà solo il primo pilastro di una delle saghe più famose e fruttuose della storia del cinema italiano. Protagonista è il compianto Paolo Villaggio nei panni di Ugo Fantozzi, uno sfortunato ragioniere della Megaditta, estremamente servile nei confronti dei suoi superiori e bistrattato o ignorato dai colleghi. L’uomo è sposato con la remissiva Pina (Liù Bosisio) e ha un figlia, Mariangela (Plinio Fernando) che non è il massimo della bellezza. Le sue preoccupazioni iniziano ogni mattina, quando deve far fronte a difficoltà e imprevisti per riuscire a timbrare il cartellino d’entrata mentre in ufficio corteggia da anni una sua collega, la signorina Silvani (Anna Mazzamauro), ma deve vedersela anche con il ragionier Filini (Gigi Reder), organizzatore di manifestazioni ricreative, di cui è la vittima preferita. Le (dis)avventure di Fantozzi si susseguiranno a Natale, a Capodanno, durante una partita a biliardo col nuovo direttore, L’Onorevole Cavaliere Conte Diego Catellani (Umberto D’Orsi) e durante una storica vacanza a Courmayeur, dove ne succederanno davvero di tutti i colori, fino al finale tragicomico.

Il libro del 1971 e la genesi del film

Il compianto Paolo Villaggio aveva iniziato già nel 1968 a portare in televisione le diatribe del personaggio che, all’epoca, si chiamava Fantocci. L’attore portò le sue gag nella trasmissione Quelli della domenica e quegli esilaranti monologhi furono poi raccolti, nel 1971, in un libro da Rizzoli e riuscì a vendere circa 1 milione di copie. Nello stesso anno, la casa editrice e Villaggio volevano farne già un film, diretto da Salvatore Samperi, ma il progetto non prese mai il volo. Con l’uscita del secondo libro, l’idea venne tirata di nuovo fuori dal cassetto e la macchina da presa passò nelle mani del regista Luciano Salce, che collaborò anche alla scrittura della sceneggiatura con Villaggio, Leonardo Benvenuti e Piero De Bernardi. Per anni sono andate avanti le voci secondo cui, prima di Paolo Villaggio, per il personaggio di Fantozzi fossero stati contattati attori già noti come Ugo Tognazzi e Renato Pozzetto, ma poi fu lo stesso protagonista a smentire tutto, rivelando che fu una sorta di mossa pubblicitaria per aumentare l’interesse attorno al film.

Fantozzi, simbolo dell’italiano medio vessato dai colleghi e dalla società

Salce, che aveva già diretto Villaggio nel film Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno (1974), volle che fosse proprio lui a portare al cinema Fantozzi, simbolo dell’italiano medio, del servilismo, dell’uomo perseguitato dalla sfoga e vessato dai colleghi e dalla società e che, anche quando tenta di ribellarsi mettendo in atto qualche sprazzo di rivalsa, anche questi gli si ritorcono contro. Naturalmente, tutti questi elementi, soprattutto quelli relativi alla classe media italiana, sono estremizzati e resi surreali proprio per renderne, le meschinità e la pochezza in una satira sociale che non si discostava (e non si discosta tuttora) da quello che succede attorno a noi. L’immedesimazione è istantanea, sia col personaggio principale che con i grandi caratteristi che interpretano i suoi strambi, grotteschi e tragicomici colleghi, ma anche nelle gag che resteranno impresse nell’immaginario collettivo per sempre.

Gli incassi clamorosi e gli altri 9 capitoli

Fantozzi, inizialmente, spaccò la critica specializzata e le critiche principali facevano leva sulla frammentarietà dei vari sketch, ritenuti troppo slegati l’uno dall’altro. Col tempo, invece, il film è diventato un vero e proprio cult che, all’epoca, ottenne un clamoroso successo al botteghino. La pellicola riuscì ad incassare circa 6 miliardi di vecchie lire e, oltre all’Italia, fu distribuita anche in Germania Ovest, Finlandia e Ungheria. I libri pubblicati con protagonista il personaggio saranno ben 11 (l’ultimo è Fantozzi, l'audiolibro inedito, pubblicato nel 2016) mentre i film sono 10. I primi due – Fantozzi (1975) e Il secondo tragico Fantozzi (1976) – saranno diretto da Salce; il terzo, Fantozzi contro tutti (1980), vedrà in cabina di regia Neri Parenti e Paolo Villaggio mentre Fantozzi subisce ancora (1983), Superfantozzi (1986), Fantozzi va in pensione (1988), Fantozzi alla riscossa (1990), Fantaozzi va in Paradiso (1993) e Fantozzi – Il ritorno (1996), saranno firmati soilo da Parenti. L’ultimo capitolo, Fantozzi 2000 – La clonazione, sarà diretto da Domenico Saverni.

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