50 anni senza Totò, Principe e genio di una risata inimitabile ed eterna
E’ il più grande attore della commedia dell’arte italiana di tutti i tempi. Totò, nome d’arte di Antonio De Curtis, si spegneva il 15 aprile del 1967, ma in quasi 50 anni di carriera, ha regalato al cinema mondiale ben 97 pellicole, recitato in più di 40 spettacoli teatrali e in straordinarie “riviste” e scritto decine e decine di meravigliose poesie e canzoni. Un patrimonio immenso di arte con la “A” maiuscola che il mondo c’invidia, ricco di satira, umorismo e gag inimitabili, con espressioni e battute che sono diventate di uso comune.
La nascita al Rione Sanità e gli inizi a teatro
Il Principe della risata è nato a Napoli, nel famoso Rione Sanità, il 15 febbraio 1898, da Anna Clemente e dal marchese Giuseppe De Curtis, anche se nel 1933, fu adottato dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas. La sua infanzia trascorse in condizioni molto disagiate ma la sua vocazione artistica era già forte sin da bambino, quando si esibiva di fronte ai suoi amichetti di classe. La scuola, però, non faceva proprio per lui e, infatti, già nel 1913, preferiva frequentare i teatri di periferie, dove si esibiva con lo pseudonimo di Clerment, imitando il famoso attore e mimo Gustavo De Marco. Durante gli anni della Prima guerra mondiale, Totò si arruolò nel Regio esercito, ma la vita militare, e le sue rigide regole, non ebbero su di lui un grande ascendente e tornò al teatro, scritturato dall’impresario Eduardo D’Acierno.
La compagnia di Umberto Capece e l’amore con Liliana Castagnola
All’inizio degli anni ’20, Totò si trasferì a Roma con la famiglia e iniziò a lavorare nella compagnia di Umberto Capece ma come “straordinario”, cioè come attore occasionale e non pagato. La situazione economica non lo agevolava e, quindi, decise di provare ad entrare al Teatro Ambra Jovinelli, dove debuttò con gli spettacoli “Il bel Ciccillo”, “Vipera” e “Il Paraguay”. Nel 1927, viene scritturato da Achille Maresca, grazie al quale conobbe l’attore e regista Mario Castellani, lavorando anche al Teatro Nuovo di Napoli, dove partecipò al famoso “Miseria e Nobiltà”, conquistando il pubblico. Purtroppo, al successo professionale non si accompagnava quello sentimentale. Totò, infatti, ebbe una bellissima storia d’amore con la “sciantosa” Liliana Castagnola, intaccata da gelosia e pettegolezzi. Purtroppo, la morbosità della donna fece allontanare l’attore, che più volte minacciò di lasciarla. Purtroppo, la Castagnola, sentitasi abbandonata, si suicidò ingerendo un’intera boccetta di sonniferi. Totò ne rimase sconvolto, tanto da dare a sua figlia, anni dopo, il nome dell’amata donna.
Il debutto al cinema con “Fermo con le mani!” e il teatro di rivista
Nel 1932, l’attore divenne capocomico di una sua compagnia e, mentre era a Firenze, conobbe la 16enne Diana Rogliani, dalla quale ebbe la figlia, Liliana, e che sposò nel 1935. Due anno dopo, avviene anche il debutto sul grande schermo con il film “Fermo con le mani!”, diretto da Gero Zambuto, anche se non ottenne grande seguito. Nel 1938, purtroppo Totò ebbe un distacco della retina che gli fece perdere la vista dell’occhio sinistro, ma ciò non lo tenne lontano dalle scene per molto tempo. Dopo la separazione dalla Rogliani, nel 1939, era già sul set del suo secondo film, “Animali pazzi”, per la regia di Carlo Ludovico Bragaglia, seguito da “San Giovanni decollato”(1940), di Amleto Palermi, che ottenne critiche entusiastiche. Nello stesso anno, tornò alla sua prima e grande passione, il teatro, quello di “rivista”, prettamente satirico, in un periodo molto delicato per la presenza del regime fascista. Proprio a causa di un suo spettacolo che faceva allusioni ai tedeschi, Totò fu costretto a nascondersi in casa di un amico a Roma per giorni, prima della liberazione di Roma, avvenuta il 4 giugno del 1944.
I grandi film con Mattoli, “Napoli milionaria” e “Malafemmena”
Nel 1945, torna al cinema con il favoloso “Il Ratto delle Sabine”, diretto da Mario Bonnard, seguito da “I due orfanelli”(1947), “Totò al giro d’Italia”(1948), “Fifa e arena”(1948), “I pompieri di Viggiù”(1949), tutti diretti da Mario Mattoli, dove potè fare libero sfogo alla sua grandissima e unica capacità d’improvvisazione. Sempre nel 1949, gira “Totò cerca casa”, di Steno e Mario Monicelli, uno dei suoi film più noti e amati; “L’imperatore di Capri”(1949), per la regia di Luigi Comencini e “Totò le Mokò”, di Carlo Ludovico Bragaglia, mentre il grandissimo Eduardo De Filippo lo dirigerà nel cult “Napoli milionaria”(1950), dove Totò veste i panni di Pasquale Miele, personaggio creato prettamente per lui, e per cui non volle soldi, in segno dell’amicizia e della stima che nutriva per De Filippo. Altri film di successo, dello stesso periodo, sono “Tototarzan”(1950), “Totò sceicco”(1950), “47 morto che parla”(1950), “Totò e i Re di Roma”81951) e il fenomenale “Guardi e ladri”(1951). In quegli anni, scrisse anche la canzone “Malafemmena” e, anche se i giornali dell’epoca affermarono che fosse dedicata all’attrice Silvana Pampanini (conosciuta sul set del film “47 morto che parla”) ma sembra che, invece, fosse stata scritta per la ex moglie Diana, che si risposò con Gianni Buffardi, figliastro del regista Bragaglia.
L’amore con Franca Faldini, “Miseria e Nobiltà” e “L’oro di Napoli”
Nel 1952, Totò conobbe l’attrice Franca Faldini, allora 21enne ed iniziò con lei una straordinaria storia d’amore che durerà fino alla sua morte, sebbene non fosse sfociata mai nel matrimonio. Successivamente, gira “Totò a colori”(1952), “Un turco napoletano”(1953), di Mattoli; “Questa è la vita”(1954), di Luigi Zampa; “Dov’è la libertà”(1954), del maestro Roberto Rossellini e il cult “Miseria e Nobiltà”(1954) e “Il medico dei pazzi”, sempre per la regia del suo amico Mario Mattoli. Seguiranno anche “Il medico dei pazzi”(1954), “I tre ladri”(1954) e “L’oro di Napoli”(1954), per la regia di Vittorio De Sica. La sua compagna Franca Faldini diede alla luce un bimbo, Massenzio, nato di 8 mesi, ma che morì dopo poche ore. Il dolore per Totò fu devastante, ma il lavoro era la sua scintilla di vita e, così, girò a ruota tantissime altre pellicole, tra cui “Siamo uomini o caporali?”(1955), “La banda degli onesti”(1956), “Totò, Peppino e la… malafemmina”(1956) e “Totò, Vittorio e la dottoressa”(1957), tutti diretti da Camillo Mastrocinque. In quel periodo, però, gli fu diagnosticata una corioretinite emorragica all’occhio destro che, inizialmente, lo privò completamente della vista. Come se non bastasse, dovette affrontare anche vari problemi economici, ma grazie a Franca Faldini, riuscì a superare anche queste ennesime difficoltà.
“Il Musichiere”, “Studio Uno”, “I soliti ignoti” e le pellicole degli anni ‘60
Nel 1958, compare come ospite nella trasmissione “Il Musichiere”, condotto da Mario Riva, e nel 1965, sarà di nuovo in televisione, duettando con Mina nel corso della trasmissione “Studio Uno”. Nel 1958, torna alla ribalta cinematografica grazie al film cult “I soliti ignoti”, di Mario Monicelli, dove Totò recita con un cast stellare composto da Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale. La pellicola vince due Nastri d'Argento e viene candidata agli Oscar del 1959 come Miglior film straniero. Sempre nel 1958, recita con l’attore francese Fernandel in “La legge è legge”, di Christian-Jaque, mentre nel 1960 è sul set di “Signori si nasce”, di Mattoli; “Letto a tre piazze”, di Steno e “Risate di gioia”, di Monicelli. Nel 1961, gli viene assegnata la Grolla d’Oro alla carriera, ma per problemi di salute Totò non riesce a partecipare alla cerimonia di premiazione. Ciò, però, non gli impedì di inanellare altri successi come “Totòtruffa 62”(1961), “I due marescialli”(1961), “Totò contro Maciste”(1962), “Totò e Peppino divisi a Berlino”(1962), “I due colonnelli”(1962), “Totò e Cleopatra”(1963) e “Totò Sexy”(1963).
Il sodalizio con Pasolini e i tre funerali
Nel 1965, Alberto Lattuada lo vuole per il ruolo di Fra’ Tomoteo ne “La mandragola”, mentre Pier Paolo Pasolini gli affida il doppio ruolo di Totò Innocenti e frate Ciccillo nel bellissimo “Uccellacci e uccellini”, del 1966. Totò sarà, poi, con Nino Manfredi in “Operazione San Gennaro”(1966), di Dino Risi e tornerà a lavorare con Pasolini nel film “Le streghe”(1967), precisamente nell’episodio “La terra vista dalla Luna”. L’ultimo film per il grande schermo è “Capriccio all’italiana”, uscito però nel 1968, dove Totò recita negli episodi “Il mostro della domenica”, di Steno e “Che cosa sono le nuvole”, ancora di Pasolini. L’attore morì d’infarto, il 15 aprile 1967, nella sua casa romana, a soli 69 anni e, anche se, quando era ancora in vita, aveva espresso la volontà di avere dei funerali semplici, l’attore ne ebbe tre: il primo a Roma, il secondo a Napoli (con un discorso meraviglioso di Nino Taranto) e il terzo organizzato nel suo Rione Sanità, il 22 maggio dello stesso anno, addirittura con una bara vuota. In tutti e tre i casi, la folla fu oceanica, le attività a Napoli furono addirittura fermate per quasi 3 ore e tutti i maggiori esponenti dello spettacolo dell’epoca vollero fargli un ultimo saluto.
I maggiori eventi per omaggiare il grande Totò
In occasione dei 50 anni dalla sua scomparsa, la Regione Campania e il Comune di Napoli hanno organizzato una valanga di eventi. Innanzitutto, il 5 aprile scorso, la leggenda ha ricevuto la laurea honoris causa alla memoria in “Discipline della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria”, dall’Università Federico II di Napoli. In quell’occasione, Renzo Arbore gli ha dedicato anche una speciale “Laudatio” in cui esaltava tutte le sue più grandi qualità. Il 15 aprile, invece, nel Rione Sanità, sarà inaugurata l’opera di Giuseppe Desiato, intitolata “Totó l’uomo tutto d’un pezzo che ha lasciato un grande vuoto”, che sarà sistemata in Largo Vita alla Sanità. Inoltre, saranno organizzate visite, laboratori e percorsi con il programma “Totò, l’arte, l’umanità”, in collaborazione con la Fondazione Comunità San Gennaro, mentre a fine aprile, si terrà un concerto di chiusura, dal titolo “Benvenuti al Rione Sanità”, con la partecipazione di Gigi e Ross, Francesco Cicchellla, Pasquale Palma, Andrea Sannino, Serena Autieri, special guest Clementino, in piazza Sanità. Il Palazzo Reale di Napoli, invece, ospiterà la mostra “Totò Genio”(12 aprile – 9 luglio), la più completa in assoluto mai organizzata, con costumi di scena originali, installazioni multimediali e filmati inediti, oggetti preziosissimi come il suo baule di scena e poesie inedite. Dal 27 al 28 aprile, al Teatro Trianon Viviani di Napoli, andrà in scena “Totò che tragedia”, spettacolo basato soprattutto sulla dimensione privata del Principe della risata e sul suo amore con l’attrice e ballerina Liliana Castagnola, mentre il 6 maggio, all’Auditorium della RAI di Napoli, andrà in scena “La Sinfonia di Totò”, spettacolo musicale realizzato con le colonne sonore dei suoi più popolari successi cinematografici, tra cui “Totò cerca casa”, “Guardie e ladri”, “Totò turco napoletano” e “Miseria e nobiltà”.