A.C.A.B., la prospettiva dei celerini
Stefano Sollima in cabina di regia è garanzia di qualità a priori, dopo il grandissimo successo di “Romanzo Criminale – La serie”, tra il 2008 e il 2010.
“A.C.A.B.”, acronimo di “All cops are bastard” (tutti i poliziotti sono bastardi), è tratto dall’omonimo libro di Carlo Bonini e racconta la storia di Negro (Filippo Nigro), Mazinga (Marco Giallini) e Cobra (Pierfrancesco Favino), tre celerini invischiati in una quotidianità fatta di violenza, nella quale si trovano ad essere contemporaneamente carnefici e vittime. Anche la loro vita privata risente non poco di questi squilibri: quando tra loro arriva Adriano (Domenico Diele), una giovane recluta, vedono in lui il futuro del proprio reparto. La sua educazione alla legalità e all'ordine a tutti i costi permetteranno di analizzare dall'interno le controversie del “reparto mobile”, anche alla luce di avvenimenti sconvolgenti come i fatti del G8 di Genova. Il 2007 è l’anno scelto per l’ambientazione, ma i fatto di cronaca di quell’anno sono solo un pretesto per parlare della violenza, il razzismo, l’intolleranza, l’indifferenza della politica, la perdita dei veri valori morali, che possiamo trovare in tutte le metropoli italiane e del mondo.
La pellicola è sicuramente molto vera, girata in maniera eccellente da Sollima e con un cast in stato di grazia, Favino su tutti. Si riesce quasi a percepire la tensione, l’adrenalina, lo stress e il coraggio di questi celerini in eterno movimento, armati di manganello. La tecnica registica adottata da Sollima ricorda molto i polizieschi americani degli anni ’70, l’atmosfera rarefatta e cupa riflette lo stato d’animo dei protagonisti, soprattutto nella scena della rappresaglia allo stadio, dove si schierano come gli spartani di “300” in attesa dell’attacco. Il regista è bravo ad evitare i clichè, costruendo un dramma di ampio respiro, che ci coinvolge e ci appassiona fin dai primi minuti. Forse in alcune scene si fa prendere un pò la mano, ma non al punto di disturbarci, dato che la televisione ci propina questa, ed altri tipi di storie ben più crude.
La sceneggiatura è stata curata da Daniele Cesaranio, Barbara Petronio e Leonardo Valenti. Il risultato è un insieme di dialoghi che s’incastrano con rapidità e che tagliano come lame di un rasoio, alternati a momenti d’introspezione di ciascun personaggio, in cui possiamo capire la loro psicologia, il loro lato debole o forte, coraggioso o guardingo. Da vedere.
Voto: 7