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Al cinema “L’albero dei frutti selvatici”, l’ipnotico confronto generazionale di Nuri Bilge Ceylan

Il pluripremiato regista turco torna nelle sale con la storia di Sinan (Aydin Doğu Demirkol), un uomo che sogna di diventare scrittore. Quando torna al villaggio in cui è nato, cerca di recuperare il denaro necessario per pubblicare un suo lavoro, ma i debiti accumulati dal padre lo travolgeranno. Al cinema dal 4 ottobre.
A cura di Ciro Brandi
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Il turco Nuri Bilge Ceylan, regista che ha fatto del Festival di Cannes praticamente la sua seconda casa. Dopo aver vinto il Grand Prix Speciale della Giuria con “Uzak”, nel 2003 e “C’era una volta in Anatolia”, nel 2011; il premio per la Miglior regia per “Le tre scimmie”(2008) e la Palma d’Oro con “Il regno d’inverno – Winter Sleep”(2014), adesso torna nelle nostre sale con “L’albero dei frutti selvatici”, presentato in concorso sulla Croisette. Il film racconta la storia di Sinan (Aydin Doğu Demirkol), un uomo che sogna di diventare scrittore. Quando torna al villaggio in cui è nato, cerca di recuperare il denaro necessario per pubblicare un suo lavoro, ma i debiti accumulati dal padre lo travolgeranno.

Il regista si è occupato anche della sceneggiatura della pellicola in collaborazione con Akin Aksu e Ebru Ceylan e sul film ha detto quanto segue:

È fondamentale che ogni essere umano possa assumersi il rischio di uscire dal suo rifugio per mescolarsi agli altri. Se si allontana troppo, può succedere che perda a poco a poco la sua centralità, la sua identità. Ma se la paura di abbandonare il nido è troppo grande, allora fa un passo indietro e si richiude in se stesso, smettendo così di crescere e di evolvere. In questo film, cerco di raccontare la storia di un giovane uomo che, oltre a provare un senso di colpa, sente anche di essere diverso, ma è incapace di ammetterlo. Si rende conto di essere trascinato verso un destino che non ama e che non riesce ad accettare. Ho voluto dipingere questo personaggio così come gli altri che lo circondano per delineare un grande mosaico di soggetti, senza fare favoritismi e cercando di restare rigorosamente giusto con ciascuno di loro. Si usa dire che «ogni cosa che nasconde un padre riappare un giorno nel figlio». Che lo vogliamo o meno, non possiamo fare a meno di ereditare alcune caratteristiche dei nostri padri, come un certo numero delle loro debolezze, delle loro abitudini, dei loro tic e di una moltitudine di altre tratti. L'ineluttabile scivolamento del destino di un figlio verso una sorte analoga a quella di suo padre viene raccontato attraverso una serie di esperienze dolorose.

Il regista ha affidato la direzione della fotografia – veramente fenomenale stando solo alle prime immagini del trailer – a Gökhan Tiryaki, le scenografie a Meral Atkan e i costumi a Selcen Demet Kadikaze. “L’albero dei frutti selvatici” sarà nelle nostre sale a partire dal prossimo 4 ottobre.

La trama

Il giovane Sinan è un appassionato di letteratura e, sin da quando era bambino, ha sempre desiderato diventare scrittore. Di ritorno nel suo villaggio natale in Anatolia, si impegna anima e corpo a raccogliere il denaro di cui ha bisogno per essere pubblicato, ma i debiti del padre finiscono per raggiungerlo.

Il cast

Il cast completo del film è composto da Aydin Doğu Demirkol (Sinan), Murat Cemcir (Idris), Bennu Yildirimlar (Asuman), Hazar Ergüçlü (Hatice), Serkan Keskin (Süleyman), Tamer Levent (Nonno Recep), Akin Aksu (Imam Veysel), Öner Erkan (Imam Nazmi), Ahmet Rifat Şungar (Riza), Kubilay Tunçer (Ilhami), Kadir Çermik (Sindaco Adnan), Özay Fecht (Nonna Hayriye), Ercüment Balakoğlu (Nonno Ramazan) e Asena Keskinci (Yasemin).

Le curiosità sul film che dovete sapere

1. Il film è stato selezionato per rappresentare la Turchia ai premi Oscar 2019 nella categoria Oscar al miglior film in lingua straniera

2. Il regista ha detto che l’idea del film è nata quando si è recato, con sua moglie, nella sua città natale e ha incontrato un insegnante, sposato con una sua parente. E’ un uomo molto interessante ma nel paese nessuno ascoltava i suoi racconti. Ha un figlio che, dopo aver terminato gli studi, lo aiuta mentre lavora anche per un giornale locale. Da lì, quindi, il regista ha pensato di raccontare la storia della solitudine di un uomo e di un padre, facendosi raccontare tutti i suoi ricordi e le sue emozioni.

3. La pellicola è stata girata nella parte occidentale della Turchia, sullo Stretto dei Dardanelli.

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