Alain Delon in lacrime riceve la Palma a Cannes 2019: “La fine della mia carriera e della mia vita”
Al netto delle polemiche scatenate qualche giorno fa da alcuni gruppi femministi, al Festival di Cannes è andato in scena il giorno di Alain Delon, premiato con la Palma D'Oro alla carriera. Il divo per eccellenza del cinema francese (e non solo), icona assoluta di fascino, ha ricevuto il tributo definitivo dopo essere stato "snobbato" per anni alla Croisette. Visibilmente commosso fino alle lacrime, accompagnato dall'orgogliosa figlia Anouchka (anche lei attrice, nata dalla relazione con Rosalie van Breemen), accolto da 10 minuti di applausi e da una standing ovation, ha ringraziato con un saluto crepuscolare e malinconico.
Penso a questo come alla fine della mia carriera, alla fine della mia vita. È un periodo difficile, davvero duro. Non volevo questa Palma d'oro, non spetta a me ma ai registi che mi hanno diretto. A Visconti, a Rene Clement, a Melville, a Jacques Deray. Loro non ci sono più e io la accetto per loro.
Le lacrime per Romy Schneider e Mireille Darc
Più commozione che sorrisi per Delon, sia al momento della premiazione che nel corso della masterclass di cui è stato protagonista, dove ha pianto nel rivedere la scena con Annie Girardot sul tetto del duomo di Milano con "Rocco e i suoi fratelli": "Non sono vento qui a piangere, ma quella è una scena speciale, mi fa pensare ad Annie che non c’è più". E ancora, lacrime per il ricordo di Romy Schneider: "La piscina di Jacques Deray non potrò mai più vederlo, è impossibile. Le tre persone che adoravo di più se ne sono andate. Romy, Deray, Ronet. Sentir dire a Romy “Ti amo” e sapere che non c’è più… non ci riesco". Anche al momento della premiazione, ha ammesso di pensare a Romy e a Mireille (Darc, ndr), i suoi due grandi amori (la Schneider è morta nel 1982, la Darc nel 2017). Così, passano in secondo piano le critiche delle associazioni femministe che lo hanno accusato di essere "misogino, omofobo e razzista", criticando anche la sua vicinanza alla destra francese. Lui non ha commentato, ma ha risposto indirettamente, lodando il ruolo fondamentale che hanno avuto le donne nella sua vita: "Devo tutto alle donne, amore, carriera, scelte, tutto".
La carriera di Alain Delon
107 titoli in 70 anni di carriera, per Alain Delon. Una carriera difficile da sintetizzare in poche righe, strettamente legata al carisma ineguagliabile con cui ha bucato lo schermo per decenni. In Francia, benché la Nouvelle Vague non lo abbia mai amato particolarmente ("Per loro ero antipatico", ha ammesso a Cannes), ha lavorato con molti dei più grandi, da René Clement (per cui è stato Tom Ripley prima di Dennis Hopper, Matt Damon e John Malkovich, in "Delitto in pieno sole") a Jean-Pierre Melville (lo straordinario "Frank Costello Faccia d'Angelo", il suo ruolo più iconico, "I senza nome", "Notte sulla città"), da Louis Malle a Jacques Deray, da Jean-Luc Godard (tardivamente, in "Nouvelle Vague" del 1990) a Patrice Leconte. Ha lavorato a Hollywood (per poco: "Avevo troppa nostalgia di Parigi"), con autori come Joseph Losey e Ralph Nelson, è stato Zorro e il Tulipano Nero, ma i ruoli più belli sono quelli regalatigli dal cinema italiano: Rocco di "Rocco e i suoi fratelli" e Tancredi di "Il Gattopardo" per Luchino Visconti, Piero in "L'eclisse" di Michelangelo Antonioni, Daniele Dominici in "La prima notte di quiete" di Valerio Zurlini. Intensa la sua vita sentimentale, dai grandi amori con Romy Schneider e Mireille Darc al matrimonio con Nathalie Delon e alla relazione con Rosalie van Breemen, passando per i flirt con Dalida, Nico, Anne Parillaud, Dalila Di Lazzaro.