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Alessandro Gassmann a Mario Draghi: “Verifichi se teatri e cinema possono riaprire in sicurezza”

Cinema e teatri sono chiusi da un anno, con un brevissimo periodo di respiro tra l’estate e l’autunno. L’ultima serrata risale al 24 ottobre, sono più di cento giorni che le sale di tutta Italia giacciono spente e con le poltrone vuote. Alessandro Gassmann, Claudio Santamaria, Cristina Comencini, Lino Banfi, Marco Giallini, Giorgio Panariello, Paola Minaccioni sono solo una esigua rappresentanza di attori e registi che stanno chiedendo a Mario Draghi di riavviare un tavolo di discussione sulle possibili soluzioni per riaprire le sale in sicurezza. A loro, per il teatro, si associano Carla Fracci con il marito e regista Beppe Menegatti e il direttore del teatro nazionale di Genova, Davide Livermore.
A cura di Eleonora D'Amore
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Cinema e teatri sono chiusi da un anno, con un brevissimo periodo di respiro tra l'estate e l'autunno. L'ultima serrata risale al 24 ottobre, sono più di cento giorni che le sale di tutta Italia giacciono spente e con le poltrone vuote. Tante le rimostranze e gli appelli da parte del mondo dello spettacolo perché la questione ricevesse maggiore considerazione, almeno per la contemplazione di un piano sanitario che riuscisse ad aprire una finestra per combattere l'impotenza. La decisione di farlo per il Festival di Sanremo 2021 ha esacerbato ancora di più gli animi, tant'è che l'intervento del ministro Franceschini per richiedere che l'Ariston e gli altri teatri d'Italia non subissero trattamenti impari sembrava avesse fermato la macchina della Rai. Non per molto. Nel giro di qualche giorno, la presentazione del piano sanitario ha avuto buon esito e il Cts ha approvato il protocollo studiato ad hoc per la nota kermesse canora. Evento televisivo e non spettacolo a teatro, questa l'unica risposta data come sedativo per l'insofferenza delle maestranze, messe a tacere nel silenzio di un sipario chiuso.

Gassmann e Santamaria sperano nella gestione Draghi

Alessandro Gassmann ha affidato il suo appello a Mario Draghi alle pagine dell'Adnkronos: "Quello che si potrebbe chiedere al premier incaricato è di verificare con urgenza, con il comitato scientifico, se una eventuale riapertura di sale teatrali e cinematografiche possa essere possibile con pochi rischi. E se sì come. Solo virologi e persone preparate possono dare una risposta credibile e utile. Penso sia la sola cosa che possiamo fare, chiedendo però maggiori aiuti economici per le persone rimaste senza un lavoro".

Si accoda con lo stesso sentimento e speranza, Claudio Santamaria che ritiene impellente "far ripartire l'economia del mondo dello spettacolo e far tornare al lavoro gli operatori del settore", non nascondendo la speranza riposta nella gestione Draghi: "Credo che in una fase di stallo, fosse impensabile non sperare che arrivasse un cambiamento. Ogni cambiamento infatti apre ad un'opportunità".

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Lino Banfi confida nel ‘raghezzo' Draghi

Anche Lino Banfi confida nell'intervento del presidente in carica Mario Draghi per la riapertura dei cinema e i teatri. L'attore pugliese vede gli italiani intristiti e incupiti senza il sostegno degli spettacoli nelle sale e auspica una riapertura con un protocollo che garantisca la sicurezza degli spettatori: "Confidiamo molto in questo ‘raghezzo' Draghi. Bisogna riaprire i cinema e i teatri alla grande. Lui stesso ha detto che gli italiani li ha visti intristiti e incupiti. Per fare in modo che non siamo più incupiti, intristiti e rattristiti deve farci ravvivare riaprendo tutti i cinema e i teatri".

La riflessione sulla modalità di riapertura tocca i punti nevralgici sottoposti a continue valutazioni nel corso di questi mesi: "Con le distanze e con i plexiglass non c'è nessun pericolo di contagio, neanche i medici hanno pensato che chi va al teatro o al cinema non può infettare nessuno perché anche se tossisce o starnutisce guarda lo schermo. I teatri e i cinema sono luoghi sicuri e vanno riaperti".

Comencini e Pingitore, i registi si appellano al buon senso

Non solo gli attori, tutto il settore cinema e teatro è in tumulto. Anche i registi chiedono la parola a gran voce e lo fanno per sottolineare quanto la disparità di trattamento per le sale sia apparentemente ingiustificata a fronte dell'assenza di una concertazione sulle soluzioni. Cristina Comencini esprime così il suo disappunto: "Io penso che sia una follia. Penso che malgrado tutto ci sia, per i teatri che per i cinema, la possibilità di regolare molto bene il contingentamento delle presenze. Il pubblico può essere dimezzato, si tiene la mascherina, durante il film non si parla" ed è appoggiata dal ‘papà del Bagaglino' Pierfrancesco Pingitore: "C'è una ragione precisa per la quale i teatri si trovano in questa incommentabile situazione, ed è che la politica si è arrogata ormai da tempo il compito di fare il teatro, e ha scelto come repertorio Pirandello".

Giallini: "Il cinema muove la nostra economia"

Marco Giallini cavalca l'occasione di uno spazio tutto suo in tv, nello show con Panariello ‘Lui è peggio di me' su Rai3, per sottolineare con quanta amarezza ha constatato di vivere in un Paese in cui la cultura è totalmente subordinata ad altri bisogni: "La cultura da noi è all’ultimo posto. Vittorio Mezzogiorno diceva che dobbiamo più a Fellini e a Mastroianni che a tutte le agenzie di viaggio se la nostra economia turistica si è così ingrandita".

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Giorgio Panariello si associa e rilancia il tema delle feste private: "Restiamo chiusi, mentre in alcuni posti intanto si fanno feste, come in certi alberghi. È più pericoloso andare a bere un aperitivo che andare a vedere uno spettacolo teatrale. Per noi del teatro e della tv è stato uno shock lavorare senza il pubblico. È triste fare una battuta e non sentire nessuno che ride". Al coro degli attori, si associa anche Paola Minaccioni: "Bisogna riaprire le sale, riattivare il teatro nel modo ora possibile ed impegnarsi al massimo per trovare le modalità per farlo. Un anno è davvero troppo e la situazione è gravissima".

Carla Fracci e il modello Madrid per il teatro

Carla Fracci e il marito e regista Beppe Menegatti avanzano per il mondo del teatro e portano ad esempio il modello ‘virtuoso' di Madrid, città in cui lo spettacolo non ha mai chiuso: "Lo spettatore è assolutamente cosciente, segue le regole, ha un rapporto più vero con una civiltà di comportamento in un momento così grave dal punto di vista dei contagi" hanno dichiarato e l'icona del balletto classico ha colto l'occasione per lanciare il suo appello: "Riapriamo i luoghi della cultura, riapriamo i teatri naturalmente con le dovute cautele. La salute viene prima di tutto. Ma dobbiamo farlo soprattutto per i giovani e i giovanissimi". Anche Davide Livermore, direttore del teatro nazionale di Genova, aveva condiviso la foto del Teatro de la Zarzuela di Madrid con il caps lock su pubblico pagante e un laconico ‘si può fare', che trasferiva un'intensità da fare invidia al Gene Wilder di Frankenstein Junior.

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