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Alvaro Vitali torna al cinema, ma stavolta in un thriller dal titolo “Deliriumpsike”

Alvaro Vitali è nel cast di un film che con la commedia ha poco a che vedere. È stato scelto, infatti, da Luigi Pastore per il thriller Deliriumpsike.
A cura di Eleonora D'Amore
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(foto di Headbanging Production)
(foto di Headbanging Production)

Stavolta niente commedia per Alvaro Vitali, il famoso ‘Pierino' della commedia erotica degli anni 70/80. Il suo ritorno al cinema sarà scandito da un genere a lui completamente nuovo, infatti è nel cast del thriller Deliriumpsike di Luigi Pastore. Lo scolaro con grembiule a quadri e fiocco d'ordinanza perde il vizio di sbirciare sotto le gonne e si dedica a qualcosa di diverso e lo fa con uno stato d'animo sereno, come ha dichiarato nel comunicato stampa di lancio del film:

Ho sempre fatto film comici e divertenti, che mi hanno dato la notorietà. Devo dire che, sembra una stupidaggine, ma far ridere è molto più difficile che interpretare un film drammatico o di paura. Per questo motivo, ora, voglio entrare in questo mondo, al fine di vedere cosa vi è di diverso tra le due tipologie di film. Voglio toccare con mano.

Perché Luigi Pastore ha scelto Alvaro Vitali

A sua volta, Luigi Pastore si è espresso in merito alla trama e ha confessato di essersi ispirato a fatti realmente accaduti: “A differenza dei miei precedenti lavori, in questo film non punterò sulla violenza estrema, sul sangue e sull’eros, ma voglio far provare una sensazione di disagio allo spettatore già dall’inizio, portandolo gradualmente in una spirale di follia".

L'aver pensato proprio ad Alvaro Vitali non è stato casuale, vista la stima per il suo percorso artistico legato a una grande tradizione cinematografica del passato e al suo talento, ancora capace di valorizzare la scena: "Ho pensato ad Alvaro Vitali mentre scrivevo la sceneggiatura e, nello sviluppo del suo personaggio, non ho avuto dubbi sul volto di questo grande interprete, che ha dato tanto al cinema italiano e che ha ancora molto da esprimere. È davvero un peccato che i nostri produttori abbiano etichettato e dimenticato questi grandi artisti, puntando su fenomeni di marketing che non sanno nemmeno cosa significhi la parola ‘gavetta’. Il mio è uno schiaffo morale ad un cinema ormai standardizzato, troppo politicamente corretto e infarcito di banalità e buonismo da bravi scolaretti”.

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