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Auguri a Massimo Troisi, oggi avrebbe compiuto 60 anni

E’ nato il 19 febbraio del 1953 Massimo Troisi e oggi, nel giorno dei suoi 60 anni, cerchiamo di ricordare l’eccezionale artista e il grande uomo che era, attraverso una sorta di cordone ombelicale che ci consente di sopperire alla sua mancanza fingendo che sia ancora qui.
A cura di Eleonora D'Amore
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massimo troisi in scusate il ritardo

19 Febbraio 1953, San Giorgio a Cremano, in una casetta "umile ma onesta" nasce Massimo Troisi, da Alfredo Troisi, macchinista ferroviario, e da Elena Andinolfi, casalinga. Con i suoi cinque fratelli ha un rapporto splendido, sebbene le sue velleità artistiche lo distacchino non poco dal loro stile di vita circoscritto nella periferia di Napoli e da quelle consuetudini dettate dal "paese", che lo vorrebbero ben presto col posto fisso e padre di svariati bambini. Lui però non vuole tutto questo, Massimo vuole scrivere, recitare, ridere e far ridere. La passione per le tavole del palcoscenico lo ha condotto, da giovanissimo, a scoprire dapprima lo sfavillante mondo della televisione e poi quello del cinema, dal quale non riuscì mai più a separarsi.

E non riuscì mai più a separarsi da lui anche quel pubblico che lo aveva spiato in sordina nei piccoli teatri partenopei, poi seguito in tv come protagonista di un meraviglioso "Luna Park" e infine portato al successo nelle sale gremite dei maggiori cinema italiani. Lo amavamo e lo amiamo ancora, legati inesorabilmente a lui da un cordone ombelicale difficile da spezzare e attraverso il quale continuiamo a fare finta che sia ancora qui, con la sua maschera da timido Pulcinella e quelle smorfie capaci di esprimere la sua essenza più bella. Una smorfia che oggi stenta a diventare sorriso, mortificata dalla sua assenza.

E' andato via troppo presto, lo abbiamo esclamato tutti quel 4 giugno 1994, quando un attacco di cuore se lo portò via nel sonno. Oggi è il suo compleanno, Massimo Troisi avrebbe compiuto 60 anni e ci avrebbe probabilmente omaggiati di tanti altri capolavori, sporadici sì, ma mai affidati al caso. Odiava la serialità della sue opere, lo racconta la sua compagna artistica e di vita Anna Pavignano nel libro "Oltre il respiro", odiava mostrarsi sempre con i soliti stereotipi e riprodurre in serie la sua arte, preferiva farsi attendere anche per anni purché l'applauso ricevuto alla fine di ogni sua opera risultasse sincero e non il frutto di un repertorio ormai metabolizzato.

Questa capacità gli ha consentito di reinventarsi agli occhi del pubblico e di rimanere impresso nella nostra memoria con volti e sfumature sempre diverse, le stesse che oggi associamo al suo nome e che ci permettono di ricordarlo rapiti da un'incessante standing ovation e sicuri che la sua unicità garantirà l'immortalità non solo dell'artista ma soprattutto dell'uomo. Auguri Massimì, ovunque tu sia.

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