13 CONDIVISIONI

Auguri a Matt Dillon, il sex symbol de “I ragazzi della 56ª strada” e “Crash” compie 55 anni

Ha iniziato prestissimo a lavorare nel cinema, girando film come “I ragazzi della 56ª strada”, “Rusty il selvaggio” e “Crash – Contatto fisico” ed è da sempre ritenuto un sex symbol. Matt Dillon, il 18 febbraio, compie 55 anni e proprio per “Crash” fu nominato agli Oscar come Miglior attore non protagonista. A breve lo vedremo nel thriller “La casa di Jack”, di Lars von Trier.
A cura di Ciro Brandi
13 CONDIVISIONI
Immagine

Nella sua lunga carriera ha girato ben 48 pellicole, tra cui “I ragazzi della 56ª strada”, “Rusty il selvaggio” e “Crash – Contatto fisico” ed è da sempre ritenuto un sex symbol. Matt Dillon, il 18 febbraio, compie 55 anni e proprio per “Crash” fu nominato agli Oscar come Miglior attore non protagonista.

“I ragazzi della 56ª strada” e “Rusty il selvaggio”

L’attore è nato a New Rochelle, nello stato di New York e fu notato a scuola da un talent scout  e già nel 1979 era sul set del film “Giovani guerrieri”, di Jonathan Kaplan, ritratto di giovani tormentati che ottenne un discreto successo. In seguito, girerà i più leggeri “Little Darlings”(1980), diretto da Ronald F. Maxwell; “La mia guardia del corpo”(1980), di Tony Bill e “Un ragazzo chiamato Tex”(1982), per la regia di Tim Hunter. La notorietà, però, arriva grazie ai film “I ragazzi della 56ª strada”(1983), dove fa parte del gruppo di giovani in lotta contro i ragazzi benestanti di un quartiere vicino e “Rusty il selvaggio”(1983),  dove recita accanto a Mickey Rourke, Dennis Hopper e Nicolas Cage, entrambi diretti da Francis Ford Coppola.

L’incontro e il sodalizio con Gus van Sant

Nel 1984, Dillon gira “Flamingo Kid”, di George Marshall e l’anno dopo “Target – Scuola di omicidi”, di Arthur Penn. Nel 1989, invece, il grande Gus van Sant lo vuole nel fenomenale “Drugstore Cowboy”, tratto da un romanzo autobiografico di James Fogle, dove l’attore interpreta il ruolo del tossicodipendente Bon Hughes, uno dei più belli della sua carriera. Successivamente, però, la sua stella sembra appannarsi forse a causa di scelte sbagliate che non mettono in risalto le sue qualità. Infatti, gira pellicole come “Singles – L’amore è un gioco”(1992), di Cameron Crowe; “Mister Wonderful”(1993), diretto da Anthony Minghella per tornare poi dal suo amico Gus van Sant che lo vuole accanto a Nicole Kidman in “Da morire”(1995).

La nomination agli Oscar per “Crash” e la regia di “City of Ghosts”

Kevin Spacey lo assolda come protagonista del suo film d’esordio alla regia, “Insoliti criminali” ed è accanto a Kevin Kline nella divertente commedia cult “In & Out”(1997). Dopo “Sex Crimes – Giochi pericolosi”(1998), di John McNaughton, Dillon è nel cast della spassosa commedia “Tutti pazzi per Mary”(1998), dei fratelli Farrelly e nel 2002 esordisce alla regia con l’interessante “City of Ghosts”, di cui è anche protagonista. Grazie al ruolo dell’ufficiale John Ryan in “Crash – Contatto fisico”(2004), di Paul Haggis, riesce a portare a casa la nomination agli Oscar come Miglior attore non protagonista . Negli anni successivi, lo vedremo in “Factotum”(2005), di Bent Hamer; “Herbie – Il super Maggiolino”(2005), di Angela Robinson e “Tu, io e Dupree”(2006), dei fratelli Russo.

Gli ultimi film e “La casa di Jack” di Lars von Trier

Nel 2009, è con John Travolta e Robin Williams nella commedia “Daddy Sitter”, di Walt Becker ma poi cambierà ancora genere con “Blindato”(2009), di Nimrod Antal e “The Art of Steal – L’arte del furto”(2013), di Jonathan Sobol. Nel 2017, Zach Braff lo inserisce nel cast di “Insospettabili sospetti”, con Morgan Freeman, Michael Caine e Alan Arkin invece, nel 2018, Lars von Trier gli ha affidato il ruolo del serial killer Jack nel suo atteso “La casa di Jack”, presentato all’ultimo Festival di Cannes. La pellicola uscirà nelle nostre sale a partire dal prossimo 28 febbraio.

13 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views