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Balkan Bazar, la recensione

Una commedia assurda, bizzarra, atipica, tanto divertente quanto amara, ma portatrice di un messaggio universale di convivenza pacifica e tolleranza.
A cura di Ciro Brandi
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balkan

Edmond Budina dirige questa godibile commedia – con quel tocco di noir – che abbraccia le tradizioni di più nazioni. I protagonisti principali sono Luca Lionello, Catherine Wilkening, Veronica Gentili, Visar Vishka e lo stesso regista si riserva un piccolo ruolo.

Julie (Catherine Wilkening), una donna sui quarant’anni, dopo aver divorziato dal marito italiano (Luca Lionello) decide di tornare in Francia, portandosi dietro anche le spoglie del padre, un ex ufficiale seppellito in Italia. Ma per sbaglio, le spoglie vengono spedite in Albania, precisamente a Kosine, un piccolo villaggio in cui è possibile la compravendita dei resti delle persone. Accompagnata dalla figlia Orsola (Veronica Gentili), Julie si reca al villaggio, e qui il contrasto tra il loro mondo e quello degli albanesi  darà vita a scontri e diatribe comiche, ma anche drammatiche allo stesso tempo. Le due incontreranno il giornalista Genti (Visar Vishka) che le guiderà attraverso l’entroterra, spiegando loro i problemi provenienti dalle continue ostilità tra Greci e Albanesi.

La pellicola racconta fatti reali in maniera molto bizzarra. E' piena di sorprese, imprevisti, superstizioni, personaggi grotteschi e stravaganti, scene in cui tutti parlano la propria lingua (francese, albanese, inglese, italiano) ma incredibilmente si capiscono! Prendendo a pretesto il genere commedia, il regista costruisce un plot che in realtà ha come fulcro i conflitti tra le popolazioni dei Balcani, mai sopite negli anni, e, anzi, aumentate. E’ un umorismo nero, fatto di verità mascherate da assurdità.

Meno curate sono la fotografia e, in generale, la scelta delle location principali, anche se i paesaggi albanesi, poco conosciuti nel resto del mondo, sono molto affascinanti, quasi primitivi e incontaminati a tratti. La tecnica registica è estremamente semplice, fatta di primi piani lunghi e stretti (molto almodovariana), la musica (balcanica) è presente in poche scene, facendo così focalizzare l’attenzione interamente sulle parole dei personaggi. D’altronde la sceneggiatura, scritta da Budina, è impeccabile, veramente ben scritta e dinamica, senza lungaggini di sorta o tempi morti. Insomma, ci troviamo di fronte ad un bel lavoro, con le sue pecche, ma portatore di un forte messaggio morale e di speranza: quello della convivenza pacifica tra le diverse culture e nazioni.

Voto: 7

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