Bright Star, nelle sale il biopic su John Keats, tra passione e dolore
Esce oggi nelle sale italiane Bright Star, il nuovo film di Jane Campion, biopic in costume ambientato nell'800, e dedicato alla mitica e travagliata figura del poeta John Keats.
Siamo nel 1818. Keats tenta già di imporsi come poeta, anche se la fama è ancora lontana. Conosce la vicina di casa Fanny Brawne, e tra loro inizia un rapporto amoroso che gli ispirerà i suoi componimenti più belli e calorosi. I due si scrivono, si frequentano, portano avanti una relazione complessa, ostacolata dai rituali quotidiani, dalla gelosia dell'amico Brown che non vede di buon occhio questa influenza femminile, e dalla povertà di Keats, sempre sull'orlo della fame e anche oltre. L'artista, indebolito dalla tubercolosi, è costretto a partire per l'Italia, dove il clima è migliore, per provare a ristabilire la sua salute, ma nel nostro paese troverà la morte.
Bright Star (passato l'anno scorso al Festival di Cannes) è un biopic (il secondo nelle sale in questo periodo, insieme a Nowhere Boy) non convenzionale, giostrato secondo il punto di vista della Brawne, e condotto nel tentativo di dimostrare quanto l'amore possa essere fonte infinita di ispirazione per la poesia, nonostante l'ineluttabile certezza di un rapporto destinato a non avere futuro, e le diversità di abitudini tra l'uomo (vizioso e scapestrato) e la donna (esuberante ma costretta a rispettare leggi sociali ben definite). Libertà e costrizioni, passione e dolore, follia del cuore e crudeltà del presente, in un film elegante e sicuramente ricco di significati ricercati e autoriali.
Un bel ritorno al lungometraggio per Jane Campion, sei anni dopo il pessimo In The Cut, passo falso dopo gli ottimi Un angelo alla mia tavola, Lezioni di piano, Ritratto di signora (con una Nicole Kidman ancora all'apice dello splendore) e il coraggioso Holy Smoke, con una conturbante Kate Winslet (che da poco ha lasciato il marito Sam Mendes).
Alessio Gradogna