Cosa voglio di più: Favino, Rohrwacher e le passioni difficili
E’ uno dei registi migliori e più attenti del panorama italiano, tanto che con un suo precedente film – Giorni e nuvole del 2007, on Antonio Albanese e Margherita Buy – aveva in un certo senso anticipato la crisi economica e il tema del precariato. Silvio Soldini (Pane e tulipani) torna con Cosa voglio di più ad ampliare quel tema, stavolta in chiave passionale e sentimentale, raccontando “l’amore ai tempi della crisi” in un film che, dopo aver scaldato dal gelo il Festival di Berlino, esce venerdì 30 nelle sale italiane.
“Era un’esigenza mia e di chi aveva visto Giorni e nuvole continuare a raccontare storie che, attraverso sentimenti e famiglia, facessero sentire il tempo che viviamo” dichiara Soldini che, ispiratosi ai racconti di una sua conoscente impiegata, racconta dell’amore adultero tra Anna, impiegata assicurativa, e Domenico cameriere, e le difficoltà legate al rapporto con le loro famiglie, ma anche con le situazioni sociali. “E’ sicuramente uno dei temi la crisi – dice Pierfrancesco Favino, protagonista del film e candidato ai David di Donatello come attore non protagonista per Baciami ancora di Muccino– ma credo sia un film a più strati, che parla anche delle qualità diverse dell’amore, del senso sociale dell’amore, del pericolo che alcune condizioni pratiche influenzino le condizioni emotive. Ed è stato positivo che Silvio trattasse questi temi senza pietismi”.
A Soldini, “piace lasciare delle tracce allo spettatore da dover decifrare, su cui riflettere, magari anche nei giorni successivi” ed è molto bravo a dosare gli elementi del racconto, a concentrarsi sui dettagli, a rendere il disagio dei personaggi. Quello è un po’ manca nel film è l’urgenza del racconto, l’amalgamarsi di due testi che diano lo spessore profondo della pellicola. Però è un film apprezzabile, anche perché oltre a Favino, va sottolineata la duttilità di Alba Rohrwacher, e l’inaspettata presenza sensuale, e la composizione di un cast omogeneo (tra cui Giuseppe Battiston, il Dr.Freiss di Tutti pazzi per amore), anche se appena sottotono. Soldini voleva raccontare i dettagli della quotidianità, i contesti di un racconto che all’apparenza può sembrare banale ma che in realtà nasconde i segreti dell’intimità: e in sostanza c’è riuscito, anche se il suo talento rischia di mangiarsi il film.
Emanuele Rauco