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Cuori in Atlantide, Anthony Hopkins tra le pagine di Stephen King

Questa sera in Tv il film tratto da una raccolta di racconti del Re dell’horror Stephen King, con un bravissimo e misterioso Sir Hopkins.
A cura di Alessio Gradogna
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hearts in atlantis

Questa sera alle 23.25 su Rete 4, in programma Cuori in Atlantide, film tratto da due racconti contenuti nell'omonima raccolta del Re dell'horror Stephen King, realizzato nel 2001, diretto da Scott Hicks, e interpretato da Anthony Hopkins. Accanto a lui Hope Davis e il bravo David Morse (visto recentemente anche in The Hurt Locker). La storia verte su Bobby Garfield, affermato fotografo che torna nella città d'origine per il funerale di un vecchio amico, e si ritrova a ricordare la sua tormentata infanzia.

Nel lungo flashback vediamo quindi in azione un Bobby ragazzino, undicenne che vive solo con la madre. Nel giorno del suo compleanno arriva a casa loro un misterioso individuo, Ted Brautigan, uomo sofferente e malinconico, con proprietà sensitive, e profondamente elegante e raffinato. Tra Ted e il piccolo Bob si instaura poco alla volta un bellissimo rapporto di amicizia e fiducia, di crescita e vicinanza spirituale. Ma gli eventi precipitano, e Ted deve fuggire, perchè gli “uomini grigi” che da molto tempo lo inseguono stanno ormai per arrivare a prenderlo.

Cuori in Atlantide è uno dei libri in cui negli ultimi anni King si è maggiormente distaccato dall'horror puro, cercando di costruire storie multiformi, velate di mistero, ma anche profondamente umane. In questo caso la trama è radicata sulla figura di un “uomo in fuga” (per citare il titolo di un altro suo libro), e contiene ancora una volta quegli elementi dedicati all'infanzia e alla maturazione che tanto spesso in passato aveva già voluto mettere in primo piano (basta pensare agli splendidi Stand By Me e It). Il film di Hicks, misurato al punto giusto, segue abbastanza fedelmente le linee-guida dell'opera letteraria da cui è tratto, e pur senza offrire particolari sussulti, scorre con piacere, nonostante una regia piuttosto piatta, grazie anche al carisma inappuntabile di Sir Hopkins.

Alessio Gradogna

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