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Curiosità “Il caso Spotlight”: il vero Walter Robinson fu sconvolto dalla bravura di Michael Keaton

Tom McCarthy, nel 2015, portava nelle sale il pluripremiato film che racconta la storia del gruppo di giornalisti investigativi del Boston Globe, soprannominato “Spotlight”, che nel 2002 ha sconvolto la città con le rivelazioni sulla copertura da parte della Chiesa cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti. La pellicola vinse due Oscar – al Miglior film e alla Miglior sceneggiatura originale – ma ci sono 5 curiosità che dovete sapere.
A cura di Ciro Brandi
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Tom McCarthy è il regista de "Il caso Spotlight", strapremiato film che sbarcava al cinema del 2015 e scioccava il mondo intero. La pellicola racconta la storia del gruppo di giornalisti investigativi del Boston Globe, soprannominato “Spotlight”, che nel 2002 ha sconvolto la città con le rivelazioni sulla copertura da parte della Chiesa cattolica degli abusi sessuali commessi su minori da oltre 70 sacerdoti. Quando il neodirettore Marty Baron (Liev Schreiber) arriva da Miami per dirigere il Globe nell’estate del 2001, per prima cosa incarica il team d’indagare sulla notizia di cronaca di un prete locale accusato di aver abusato sessualmente di decine di giovani parrocchiani nel corso di 30 anni. Consapevoli dei rischi cui vanno incontro mettendosi contro un’istituzione come la Chiesa cattolica a Boston, il caporedattore del team, Walter “Robby” Robinson (Michael Keaton), i cronisti Sacha Pfeiffer (Rachel McAdams) e Michael Rezendes (Mark Ruffalo) e lo specialista in ricerche informatiche Matt Carroll (Brian d’Arcy James) cominciano a indagare. Il film ha ricevuto 6 nomination agli Oscar e ha portato a casa le statuette al Miglior film e alla Miglior sceneggiatura originale, ma ci sono 5 cose che probabilmente non sapevate.

1. Il vero Walter Robinson fu sconvolto dalla performance di Michael Keaton

Quando Michael Keaton ha accettato il ruolo di Walter Robinson, si è messo sulle sue tracce e si è accorto che abitava a poca distanza da casa sua. Il vero Robinson, tra l’altro, è rimasto letteralmente sconvolto dalla bravura dell’attore e ha dichiarato, in molte interviste, che era come guardarsi allo specchio tale era la sua capacità di immedesimazione nella persona e nel personaggio.

2. Michael Rezendes era l'unico giornalista rimasto ancora nel team

Quando è uscito il film, Michael Rezendes era l’unico giornalista coinvolto nelle indagini a far parte ancora del team Spotlight. L’uomo era spesso sul set e Mark Ruffalo, prima di entrare in scena, lo invitava sempre a dire, prima di lui, le sue battute.

3. I film che hanno ispirato il regista

Il regista Tom McCarthy ha detto che i film che lo hanno ispirato per “Il caso Spotlight” sono: “Quarto potere”(1941), “L’asso nella manica”(1951), “Quinto Potere”(1976), “Il Verdetto”(1982), “Urla del silenzio”(1984), “Dentro la notizia”(1987), “JFK – Un caso ancora aperto”(1991), “The Insider”(1999), “Good Night e Good Luck”(2005) e “Frost/Nixon – Il duello”(2008).

4. La disponibilità totale del Boston Globe

La redazione del Boston Globe si è dimostrata subito molto disponibile nei confronti del regista e dell'intera troupe. Infatti, ha avuto anche un ruolo fondamentale nella scelta dei costumi, sceneggiatura e nella scelta degli attori protagonisti.

5. Margot Robbie e Matt Damon hanno dovuto rifiutare l'invito del regista

Margot Robbie, Amy Adams e Michelle Williams, inizialmente, erano state contattate per il ruolo di Sacha Pfeiffer, ma hanno dovuto rifiutare per altri impegni. Matt Damon, invece, era stato considerato per la parte di Michael Rezendes, ma ha preferito dedicarsi a “Sopravvissuto – The Martian”, di Ridley Scott.

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