Diario di una schiappa 2, la recensione
La settimana scorsa abbiamo recensito il primo capitolo, e adesso ecco arrivare in sala il secondo dal titolo “Diario di una schiappa 2: La legge del più grande” (quello originale è “Diary of a Wimpy Kid: Rodrick Rules”). La macchina da presa passa da Thor Freudenthal a David Bowers (“Astro Boy” 2009). La pellicola è stata presentata in anteprima italiana alla quarta edizione del Fiuggi Family Festival.
Il piccolo/grande Greg ha superato lo scoglio della prima media e si appresta a compiere lo step successivo, incautamente più “sollevato”. In città intanto arriva una nuova ragazza, bionda e dal sorriso ammaliante, che lo rapirà al primo sguardo. La vera spina nel fianco adesso è suo fratello maggiore Rodrick, un metallaro dal carattere un tantino “particolare” che vuole assolutamente vincere un concorso per talenti locali, coinvolgendolo in varie snervanti diatribe. La mamma dei due, inoltre, cura una rubrica sulla rivista della loro città in cui dispensa consigli su come riuscire ad avere l’armonia perfetta in famiglia e crescere correttamente i propri figli. Per fare andare d’accordo Greg e Rodrick, la mamma gli darà un dollaro per ogni ora passata insieme.
A differenza del primo capitolo, si nota subito il cambio di direzione effettuato dal plot. Il problema principale di Greg adesso non è più tanto il fatto di essere uno “sfigato” a scuola, bensì quella piaga umana di suo fratello! I siparietti e la gag vessatorie di Rodrick su Greg hanno luogo sia a casa che a scuola. Tutto è amplificato ed estremizzato ma il coinvolgimento resta lo stesso del primo film. Esilarante è la scena in cui Greg e il suo amico grassottello Rowley, vero personaggio comico dell’intera minisaga, guardano in segreto il film horror anni Settanta “The Foot” (“Il Piede”) ovviamente inventato, con trucchi ed effetti speciali che rimandano agli anni ’80, davvero divertente.
Greg si dibatte tra il mondo dei grandi e dei piccoli, tra ragazzi e ragazze “celebri” a scuola e quelli in “ombra”, ma siamo sicuri che lo sfigato di turno sia veramente tale? O è solo un tramite per farci capire, in realtà, quanto lo siano gli altri che lo circondano?
Non mancano neanche stavolta gli intermezzi animati, accompagnati da una colonna sonora più elaborata rispetto al film precedente. Decisamente più mature e dinamiche appaiono anche la tecnica registica e la fotografia. In attesa di un terzo episodio, possiamo dire che i primi due ci sono piaciuti molto, soprattutto grazie all’ironia non volgare, genuina e nostalgica che ci riporta indietro nel tempo piacevolmente.
Voto: 7