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È morto Burt Reynolds: l’attore 82enne, sex symbol di Hollywood, stroncato da un attacco di cuore

È morto a 82 anni Burt Reynolds, famoso in Italia per la serie tv “Hawk l’indiano”. L’uomo, già operato d’urgenza nel 2010, è stato stroncato da un attacco di cuore. Soffriva da anni di problemi cardiaci. Inutile la corsa verso l’ospedale. Al momento del decesso si trovava in Florida insieme alla sua famiglia.
A cura di Stefania Rocco
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L’attore Burt Reynolds è morto questa mattina al Giove Medical Center in Florida. Famoso in Italia per la serie tv "Hawk l'indiano”, aveva 82 anni. È stato stroncato da un attacco di cuore. Tra i sex symbol più amati di sempre, era diventato un’icona di Hollywood per fascino e virilità. Sono oltre 70 i film cui ha preso parte lungo tutto l’arco della sua carriera, che contava inoltre una nomination all’Oscar. Recentemente aveva fatto parte del cast del film di Quentin Tarantino “Once upon a time in Hollywood” uscito il 26 luglio scorso in America.

I problemi cardiaci e la morte

Reynolds soffriva da anni di problemi cardiaci. Nel 2010 era già stato operato d’urgenza. Questa mattina, immediatamente dopo l’infarto, il divo era stato trasportato d’urgenza presso il Giove Medical Center in Florida dov’è deceduto, attorniato dai suoi familiari. Le ultime foto pubbliche lo mostravano comprensibilmente invecchiato, curvo su un bastone da passeggio. Nemmeno in quelle occasioni aveva perso la sua aria da seduttore.

L’ascesa a Hollywood del ragazzino che sognava lo sport

Star mondiale che ha speso gran parte della sua vita sul set, Reynolds ha avuto un’esistenza altrettanto piena sotto il profilo privato. “Ho avuto una vita pazzesca” diceva di se stesso, senza esagerare. Incallito playboy, raccontava di avere perso la verginità a 15 anni, sedotto da una donna che ne aveva 40. Promettente giocatore di football, dovette rinunciare a una carriera da professionista sportivo a causa di un incidente automobilistico che gli costò una frattura al ginocchio. Riuscì a farsi notare in maniera, forte di quella bellezza che lo avrebbe portato a lavorare in tv per le serie Gunsmoke, Riverboat e Hawk l'indiano. Il regista John Boorman intuì il suo talento e lo volle per vestire i panni del personaggio Lewis Medlock. Quell’interpretazione in odore di Oscar dovette essere ridimensionata perché proprio quell’anno – era il 1972 – Reynolds accettò di posare nudo per Cosmopolitan, in un servizio di cui anni dopo si sarebbe fortemente pentito: “Mi dispiace averlo fatto, non per me ma per il film, non ebbe il prestigio che meritava per colpa mia, fu uno dei miei tanti errori”. Visse a partire da quel momento un lungo periodo d’oro, collezionando un successo dietro l’altro. Nel 1977 risultò essere la star più pagata di Hollywood.

La spericolata vita privata

Dotato di un innegabile fascino capace di piegare al suo volere donne comuni e partner sul set, a Reynolds fu attribuito un numero spropositato di flirt. Il divo sposò per la prima volta Judy Carne, conosciuta sul set. Il loro legame, durato ufficialmente dal 1963 al 1965, terminò in realtà nell’arco di poche settimane.  Nel 1988 sposò in seconde nozze l’attrice Loni Anderson insieme alla quale adottò un bambino, Quenton. Quel legame costituì uno dei momenti privati più difficili mai vissuti dal divo. A guastare il matrimonio le continue liti, le rumorose incomprensioni, le accuse reciproche e, addirittura, qualche rissa. Divorziarono nel 1994, quando l’attrice strappò all’ex compagno un assegno pari a circa 250 mila dollari che sarebbe stato pagato solo anni più tardi, nel 2015. Della sua ex moglie disse: “Loni amava spendere, quando le ho regalato la prima carta di credito è riuscita a svuotarla di 45 mila dollari in meno di un'ora”. Dopo il divorzio, Reynolds dovette affrontare la bancarotta. Fu costretto a vendere un patrimonio in auto di lusso, beni immobiliari e aereo privato. Raccontò: “Il mio inferno. Non uscivo più, troppo orgoglioso per mostrarmi in giro. E contro il dolore per poter vedere solo saltuariamente Quenton che amo più della mia vita, e il dolore fisico per le tante ferite riportate negli anni spericolati da stuntman, ho cercato il sollievo delle pillole. Minimo cinquanta al giorno, cocktail di pillole di ogni tipo, non riuscivo a farne a meno”. Solo nel 1996, l’attore riuscì a tirarsi fuori da quella spirale auto distruttiva.

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