Festival di Berlino 2018: applausi per “Figlia mia”, unico film italiano in concorso
Oggi, a Berlino, è stato il giorno di “Figlia mia”, diretto dalla romana Laura Bispuri, unica pellicola italiana in concorso. Al termine della proiezione per la stampa internazionale, l’accoglienza è stata ottima e il film ha ricevuto molti applausi e ciò riempie sempre di orgoglio il cuore dei cinefili italiani.
La Bispuri ha portato a Berlino la storia di Vittoria (Sara Casu), una bimba di 10 anni che, dopo aver vissuto tutta la vita con quella che credeva sua madre, scopre che in realtà la donna che l’ha messa al mondo è un’altra, con la quale aveva stabilito già un rapporto simbiotico.
Durante un’estate in Sardegna, le due “madri” si contenderanno l’amore della piccola e la loro vita cambierà radicalmente. Le protagoniste principali sono Valeria Golino e Alba Rohrwacher ma nel cast ci sono anche Michele Carboni e Udo Kier.
Un viaggio tra amore, odio e crescita interiore
La galoppata verso la vittoria è durissima perché in gara, quest’anno, ci saranno tra gli altri film come “Don't Worry, He Won't Get Far on Foot”, di Gus Van Sant; “Ang panahon ng halimaw” (“Season of the Devil”) diretto da Lav Diaz; “My Brother’s Name is Robert and He is an Idiot”, del grande Philip Gröning. Lo stile e la forza narrativa di Laura Bispuri, però, sembrano avere quella marcia in più che la rendono unica e inconfondibile. La regista – grande sostenitrice nel movimento #MeToo – racconta, da donna, le storie di donne forti, coraggiose, dalla volontà di ferro ma anche consapevolmente imperfette e, nel caso di “Figlia mia”, è stata proprio lei a dichiarare che si tratta di un viaggio in cui tre figure femminili si alternano, si cercano, si avvicinano e si allontanano, si amano e si odiano e alla fine si accettano nelle loro imperfezioni e per questo crescono.
Gli applausi a Berlino nel 2015 con “Vergine giurata”
Per la Bispuri, vincitrice di un David di Donatello con il corto “Passing Time”(2010) e di un Nastro D’Argento come talento emergente dell’anno con il corto “Biondina”(2011), gli applausi a Berlino non sono di certo una sorpresa. Già nel 2015, la regista portava alla kermesse tedesca “Vergine giurata”, lungometraggio con Alba Rohrwacher nei panni di Hana, una donna che ha scelto di “essere uomo” per accedere alla libertà cui anela nella comunità di pastori montanari albanesi in cui vive.
Sarà una volta sradicata da quei luoghi e ripiantata in una città italiana in cui vive la sorella che il suo intimo femminile comincerà a manifestarsi e reclamare il dominio sul corpo. Anche in quel caso, il film era l’unico italiano in gara e fu applauditissimo.
Il lungometraggio ha portato a casa, poi, 1 Globo d’Oro (Miglior opera prima), 3 nomination ai Nastri d’Argento, 1 ai David di Donatello e vari riconoscimenti in giro per il mondo, dal Tribeca Film Festival all’Hong Kong Film Festival. Il prossimo 22 febbraio, “Figlia mia” sarà nelle nostre sale e, nel frattempo, non possiamo non fare il tifo per la Bispuri a Berlino.