Festival di Venezia: Quentin Tarantino e Gabriele Savatores sul cinema italiano
In un recente passato, nel 2007, aveva definito il cinema italiano "deprimente", dal momento che i film visionati in quel periodo non facevano che "parlare di: ragazzo che cresce, ragazza che cresce, coppia in crisi, genitori, vacanze per minorati mentali. Che cosa è successo? Ho amato così tanto il cinema italiano degli Anni 60 e 70 e alcuni film degli Anni 80, e ora sento che è tutto finito".
Queste erano le parole del noto regista del Pulp, Quentin Tarantino, che – chiamato a far parte della giuria del 67mo Festival di Venezia – comunica il piacere di dover giudicare i lavori dei propri colleghi, potendo cogliere, in questa veste, l'opportunità di crescere professionalmente. Un modo anche per puntualizzare sul suo giudizio di tre anni fa e per esprimere evidentemente la grande attesa che suscita il cinema italiano, Quentin Tarantino precisa che "Quando penso al cinema italiano mi viene in mente il termine passione".
Il regista italiano Gabriele Salvatores, anch'egli arbitro della Mostra del cinema di Venezia, esprime lo stesso entusiasmo del collega americano, dal momento che "giudicare i film è come entrare nel sogno di qualcun altro, fa bene al tuo ego. Mi piacerebbe che un film italiano vincesse qualche premio, ma dobbiamo farci trasportare dalla passione senza considerare la nazionalità".
Secondo il regista di "Mediterraneo" è possibile registrare anche un dato positivo sul cinema del nostro paese: "Questa Mostra offre un ampio panorama, da autori all'opera prima a cineasti ben conosciuti, da quando faccio questo mestiere si parla di crisi del nostro cinema, penso che oggi stiamo producendo ottimi prodotti".