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Film d’azione salvi, sventato il pericolo di stop a uso di armi da fuoco sul set

Un emendamento alla Legge di Stabilità proroga il termine di scadenza per l’obbligo di sottoporre a verifiche tecniche a spese proprie le armi di scena sui set di film e serie tv girati in Italia. Un mese fa caos e protese ma “Gomorra”, “Squadra Antimafia” e “James Bond” possono tirare un sospiro di sollievo.
A cura di Andrea Parrella
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James Bond, Domenica Calcaterra e Ciro l'Immortale, per utilizzare un parallelismo bizzarro, possono ritenersi salvi. Così come possono ritenersi salve le produzioni cinematografiche e televisive, nostrane o quelle straniere che avevano deciso di trasferirsi in Italia, che facevano uso frequente di armi di scena. Come molti ricorderanno infatti, una polemica sollevata lo scorso mese da molti addetti ai lavori, poneva al centro dell'attenzione quel presunto stop all'uso di armi sceniche sui set cinematografici italiani, imposto dalla legge di Stabilità. Un emendamento alla stessa ha infatti spostato l'obbligo alle verifiche delle armi di scena: slitta infatti a fine 2015 l'obbligo di sottoporre le armi sceniche a verifiche tecniche a spese proprie, su cui l'Anica aveva lanciato questo allarme:

A partire da oggi ogni fornitura di armi ad uso scenico si ferma, e con essa si fermano tutti i set cinematografici e di fiction d’azione. Le perdite economico/produttive che ne deriveranno al settore si annunciano ingenti. Gli sforzi delle Film Commission, e le finalità delle politiche di incentivazione, volte ad attrarre sul territorio del nostro Paese  le produzioni cine audiovisive d’azione, saranno vanificate. Tutto ciò a causa della Legge  che regolamenta la detenzione e l’uso  delle armi a uso scenico, che ne stabilisce i requisiti tecnici e che indica le procedure per il relativo riconoscimento, ma con norme tecnicamente opinabili, oggettivamente  inapplicabili e per di più con termini di attuazione perentori  giunti oggi a scadenza. Al momento siamo arrivati solo alla mera stesura, da parte dei competenti Dicasteri,   di un testo contenente la proroga dei termini, ma fermo da un mese nel suo iter promulgativo. Risultato: stop alle attività, stop allo sviluppo, stop all’occupazione, stop alla competitività. Il passo del gambero.

Il rinvio era esattamente quanto si chiedeva ad Alfano, visto che non si trattava di un blocco vero e proprio. Il problema consisteva, più che altro, in un termine di scadenza per il controllo e l'approvazione della armi di scena da parte del Banco di prova che risaliva al 4 novembre 2014, tenendo fuori e considerando come armi comuni tutte quelle che alla suddetta valutazione non erano state sottoposte.

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