50 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Gianni e le Donne: un giovanissimo sessantenne al Festival di Berlino

Dopo il successo di “Pranzo di Ferragosto”, Gianni De Gregorio sbarca al cinema questo venerdì con l’autobiografico “Gianni e le donne”. Sabato sera lo attende la Berlinale 2011.
A cura di Anna Coluccino
50 CONDIVISIONI
gianni_e_le_donne

Sarà un gran weekend per Gianni De Gregorio, regista, sceneggiatore e attore romano che il prossimo venerdì porterà nelle sale italiane un nuovo film, l'autobiografico "Gianni e le Donne" che sembra avere tutti i numeri per replicare il successo del suo precedente lavoro. De Gregorio è asceso agli onori della cronaca nel 2008 per aver scritto e diretto Pranzo di Ferragosto -opera prima alla regia che ha fatto incetta di premi e riconoscimenti, raccogliendo unanimi consensi in patria e fuori- e per aver sceneggiato Gomorra, il celebre film diretto da Mattero Garrone. Ma non è stato "Gomorra" il luogo d'incontro tra De Gregorio e Garrone. I due, infatti, lavorano fianco a fianco fin da "Ospiti" -1998- opera seconda di Garrone per cui De Gregorio ha lavorato come assistente alla regia. Da allora in poi, Gianni figura a vario titolo nella crew di Garrone (direttore casting, regista della seconda unità) e prende parte alla realizzazione di tutte le opere dell'amico dal 1998 in poi. Ma la vera dichiarazione di stima da parte del regista di Gomorra arriva nel 2008, quando è  proprio lui a mostrare fiducia nel talento di De Gregorio, decidendo di produrre il film che lo renderà famoso: il succitato "Pranzo di Ferragosto".

E ora, a poco più di due anni di distanza, Gianni De Gregorio incassa un'altra vittoria: la selezione al Festival di Berlino 2011 per la sezione Special, e già si guadagna il prezioso e ingombrante soprannome di Jacques Tati di Trastevere. Del resto, le affinità tra la poetica di De Gregorio e quella del grandissimo regista, attore e mimo francese sono molteplici. Basti pensare alla gentile e delicata ironia che permea un'opera come "Les Vacances de Monsieur Hulot". Da questo punto di vista, si possono attribuire al cinema di De Gregorio le medesime caratteristiche: gentile e delicato. Parliamo di un'ironia sottile, intensamente "romana", ma che riesce a non far caciara, non è mai di cattivo gusto ed è capace di reinventare la gloriosa romanesca attraverso un'ironia dolce e allegra che non ha paura di diventare amara, perché solo gli imbecilli non smettono mai di ridere.

La trama, che presenta delle evidenti e dichiarate convergenze autobiografiche, non ha nulla di originale, ma è ben lungi dall'essere stereotipata, tanto che sarebbe più opportuno parlare di un moderno archetipo narrativo: un sessantenne in pensione, Gianni, d'indole docile e propenso all'arrendevolezza, vive circondato da tre donne/arpie, tra cui l'amatissima ma sfiancante figlia, la moglie che non c'è mai e per cui Gianni è più un maggiordomo che un marito, la madre poco materna che si ostina a non voler accettare il suo presente "plebeo" e vive nella nostalgia d'antichi fasti nobiliari. Gianni trascorre le sue giornate in giro per Roma, in compagnia dell'alcool, finché un amico avvocato non lo costringe a guardare la verità della sua condizione di "schiavo". A quel punto, Gianni si accorgerà del mondo intorno a sé, e di tutte le bellissime donne che lo popolano. Ma quando tenterà di procurarsi una giovane amante capace di regalargli una sensazione di prolungata giovinezza, l'uomo s'accorgerà dell'assurdità delle sua pretesa e dovrà confrontarsi con un illuminante rifiuto (guarda il trailer di Gianni e le Donne)

Insomma, tra i film in uscita questa settimana, quello di De Gregorio merita certamente un'attenzione particolare, e non solo perché il regista-attore è riuscito a strappare una menzione alla Berlinale 2011, ma perché il suo cinema ha l'innegabile forza dell'entusiasmo e, forse, è proprio per via della convergenza tra l'attore-autore e i suoi personaggi che le storie raccontate hanno tanta carica. L'impronta autobiografica di ogni sua opera, unita alla capacità di parlare dei dolori della nostra epoca con profonda leggerezza, trasformano i suoi film in dei veri e propri ritratti. Riproduzioni (quasi)fedeli dello smarrimento contemporaneo; uno smarrimento che, però, non riesce in alcun modo a liberarsi dalla poesia. La vita, volente o nolente, ti si attacca addosso e riesce ad essere divertente anche nella tragedia. In fondo, solo gli idioti non smettono mai di piangere.

locandina
50 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views