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Gomorra, il capolavoro di Matteo Garrone su Sky

In onda questa sera Gomorra, l’impietoso film di Garrone tratto dal best-seller di Roberto Saviano, premiato a Cannes.
A cura di Emanuele Rauco
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Un'inquietante immagine di Gomorra

Dopo un romanzo d’importanza fondamentale – lo si ami o lo si odi – e uno spettacolo teatrale, il progetto Gomorra di Roberto Saviano ha dato vita anche a un grande film, premiato a Cannes col Gran premio della giuria – apprezzato anche da Mario Monicelli, diretto da Matteo Garrone che andrà in onda stasera alle 21,15 su Sky Hits (canale 306 di Sky). Il grande “affresco” di Garrone racconta dell’insidiarsi della camorra in tutti i settori della vita campana, l’economia e il rapporto con lo stato.

Scritto da Garrone con Saviano, Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Gianni Di Gregorio (regista di Pranzo di ferragosto) e Massimo Gaudioso, un film che scavalca definizioni, etichette e generi, un enorme e poderoso affresco non solo della camorra, ma anche dei suoi riferimenti culturali e sociali, fatti di musica neo-melodica, cinema frainteso, valori deturpati. Ambientato nei veri luoghi della camorra, il film racconta l’abisso infernale in cui è sceso il profondo sud italiano finito in mano alla violenza e all’interesse economico più spietato: un terzo o altro mondo che ha reagito all’abbandono del potere costituito con proprie regole, leggi e istituzioni, dove non solo non esistono più buoni o cattivi, ma nemmeno alleati e nemici. E ognuno uccide quasi per conto proprio.

Il film parte all’insegna di una notevole cura filmica messa al servizio del racconto che Garrone gestisce attaccandosi alla realtà, cercando di rendere con secchezza la realtà, ma anche con una maturità di sguardo e di approccio impressionanti, che riescono a raccontare mondi, connessioni e sottotesti che vanno molto al di là di ciò che lo schermo rimanda. Grande abilità nel maneggiare un racconto non narrativo, dalle rarissime convenzioni, e il piglio cronachistico e d’indagine, nel costruire climax, personaggi e andamenti da saga senza mai far sentire il peso del racconto. In modo che la regia possa dare prova di straordinario talento e misura. A comporre ulteriormente la potenza dell’affresco, un incredibile cast fatto di attori noti come Toni Servillo (sarà ne il gioiellino di Molaioli), glorie del teatro partenopeo e non professionisti coinvolti di persona nelle storie raccontate. Si esce scossi e coinvolti senza nemmeno accorgersene, ma consapevoli che si possono ancora fare film necessari. Non solo per ciò che dicono, ma soprattutto per come lo dicono.

Emanuele Rauco

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