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Harry Potter è imperdibile, anche se sono passati 20 anni

Che si ami il genere fantasy o meno, la saga di Harry Potter andrebbe comunque letta e guardata, se non altro per capire le ragioni del suo successo planetario. Ecco qualche buon motivo per (ri)leggere i libri e (ri)vedere i film ancora oggi, a vent’anni dall’uscita nelle librerie inglesi del primo volume.
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Il ventennale dell'uscita di "Harry Potter e la Pietra Filosofale".

"Sono già passati vent'anni?", è questa la reazione di un qualunque ragazzo o bambino degli anni '90, cresciuto con la saga di "Harry Potter", che oggi apprende che il maghetto più celebre della letteratura e del cinema festeggia il suo ventesimo compleanno. Era il 26 giugno 1997, quando la casa editrice Bloomsbury pubblicava in Gran Bretagna "Harry Potter e la pietra filosofale", primo capitolo della serie di romanzi scritti da J. K. Rowling, che ha rivoluzionato il mondo della letteratura per ragazzi, consegnando all'immaginario di più di una generazione personaggi e luoghi immortali e conquistando milioni di fan di ogni età in tutto il pianeta. E pensare che, prima che la Bloomsbury decidesse di dare una chance al suo primo romanzo, l'autrice si era vista sbattere la porta in faccia da tutti gli editori a cui aveva proposto il manoscritto. Da quel momento, la scrittrice ha pubblicato altri 6 libri, tradotti in 77 lingue, vendendo complessivamente 450 milioni di copie in 200 Paesi (in Italia 11 milioni).

Le trasposizioni cinematografiche

Dal 2001 Harry Potter non è stato più soltanto un fenomeno letterario, ma è divenuto anche un fenomeno cinematografico. Nel 1999, infatti, la Warner Bros. ha acquistato i diritti sull'opera, di cui ha realizzato 8 trasposizioni cinematografiche (una in più dei libri, perché l'ultimo romanzo "Harry Potter e i Doni della Morte" è stato diviso in due parti). Nel dicembre 2001 è arrivato nelle sale cinematografiche "Harry Potter e la Pietra Filosofale", seguito poi dagli altri capitoli della saga, conclusasi sul grande schermo a luglio 2011, con l'uscita di "Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2". Mentre i primi due film si mantengono quasi totalmente fedeli ai libri, anche grazie alla lunghezza abbastanza contenuta di quest'ultimi, che non superano le 300 pagine, già dal terzo volume si resero necessari ingenti tagli nella sceneggiatura, per ovvie ragioni durata della pellicola. I film, però, falliscono parzialmente nell'impresa di rendere perfettamente chiara e comprensibile una trama innegabilmente complessa anche a chi non ha letto i libri. I volumi, infatti, creano un universo ben definito e perfettamente coerente, dove ogni elemento ha una sua logica e una sua corrispondenza, in un intricato intreccio di cause ed effetti, che non sempre viene reso alla perfezione dal corrispettivo cinematrografico. Nelle pellicole, infatti, esistono diversi buchi di logica, che lo spettatore completamente digiuno della versione letteraria non può riuscire a colmare da solo.

Perché leggere e guardare "Harry Potter" ancora oggi

Come già accennato, "Harry Potter" è un fenomeno sicuramente transgenerazionale, che è riuscito ad appassionare alla stessa storia sia i figli che i genitori. La generazione che, però, è stata sicuramente più segnata dalle vicende dei giovani maghi narrate dalla Rowling è quella nata nei primi anni '90, praticamente coetanea di Harry, Ron e Hermione. Bambini all'epoca di "Harry Potter e la Pietra Filosofale", divenuti ragazzi nel frattempo ed oggi giovani adulti, molti di loro hanno divorato l'ultimo volume "Harry Potter e i Doni della Morte", per poi piangere disperati quando hanno realizzato di dover salutare per sempre gli "amici" con i quali erano cresciuti e, insieme a loro, l'età della spensieratezza. Eppure quello ad Harry non è stato un addio definitivo: c'è sempre un buon motivo per tornare alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts insieme a lui e ai suoi compagni, rileggendo i libri, riguardando i film e facendoli conoscere alle nuove generazioni.

Ciò che profondamente colpisce della saga ideata dalla Rowlings, infatti, è il suo profondo legame con l'attualità. Sembra paradossale, considerando che si tratta di opere fantasy in cui maghi e streghe volano a cavallo di scope e si affrontano in improbabili duelli a colpi di bacchetta, eppure in "Harry Potter" quasi ogni cosa contiene un rimando metaforico a qualche fenomeno del mondo reale. A cominciare dal personaggio di Voldemort che, agli albori dell'epoca del terrorismo di matrice islamica (basti pensare che l'attacco alle Torri Gemelle avvenne nell'anno dell'uscita del primo film della saga), fu identificato con Osama bin Laden. La sua ascesa al potere, però, favorita dall'apatia politica e dalla miopia del Ministero della Magia, che si accorge del pericolo quando è ormai troppo tardi, ricorda molto quella di un regime totalitarista, primo fra tutti quello nazista. Ad accomunare il Signore Oscuro a Hitler, infatti, c'è la sua profonda intolleranza per "babbani" e "mezzosangue", ossia i non maghi e i figli di un mago e di un babbano, che "Colui che non deve essere nominato" intende perseguitare e sterminare (vi ricorda qualcosa, per caso?). Il razzismo che oggi domina il mondo contemporaneo, inotre, è ben visibile anche nell'universo immaginario della saga, incarnato in particolare da Voldemort e i suoi seguaci, i temibili Mangiamorte, come il padre di Draco Malfoy, Lucius.

Ci sono poi altre tematiche sociali importanti, come l'emarginazione del diverso, di cui un esempio è ravvisabile nel trattamento riservato a Remus Lupin, un lupo mannaro che, per insegnare a Hogwarts, è costretto nascondere la sua condizione e che può essere visto come la metafora di un omosessuale che deve celare la sua natura, oppure l'eccessivo peso dato alle apparenze, di cui alcuni esempi possono essere il personaggio di Sirius Black, padrino di Harry, ingiustamente imprigionato per anni per un equivoco, oppure il professor Severus Piton, che sembra fino all'ultimo una persona poco gradevole e perfino un traditore, ma che alla fine si rivela un personaggio dalla grande complessità emotiva e dal grande coraggio, o ancora la malattia della depressione, a cui sono stati spesso associati i Dissennatori, creature magiche la cui presenza rende i prigionieri di Azkaban incapaci di provare emozioni positive, risucchiando dalle loro menti ogni ricordo felice e conducendoli quasi alla pazzia.

Le celebrazioni per il ventennale

Ad organizzare una delle iniziative più imponenti per festeggiare il ventesimo anniversario è stata proprio la casa editrice Bloomsbury, che su un prato di Bolton, alle porte di Manchester, ha dato vita ad un'impresa da Guinness World Record: il più grande raduno in maschera dedicato a Harry Potter, a cui hanno partecipato circa 700 bambini. In Scozia, invece, l'ufficio del turismo ha messo a punto un itinerario a tema, che comprende le visite al Balmoral Hotel e al caffè "Elephant House" di Edinburgo, dove si dice che J.K. Rowlings abbia scritto il primo e l'ultimo libro della saga. Inoltre circa venti librerie nel Regno Unito hanno organizzato giochi e quiz sul mondo di Hogwarts, mentre la "British Library" ha allestito una mostra sulle tradizioni magiche alla base dei sette volumi: si tratta della prima esposizione che l'imponente istituzione abbia mai dedicato ad un autore ancora vivente. Nel mondo dei social network, inoltre, Facebook ha voluto celebrare l'anniversario con un simpatico gioco: scrivendo "Harry Potter" come status, al momento della pubblicazione sulla pagina di navigazione comparirà una bacchetta magica da cui usciranno coriandoli, stelle filanti e saette, forma che ricorda la cicatrice che Harry porta sulla fronte in seguito al suo primissimo scontro con Lord Voldemort, avvenuto quando era ancora un neonato.

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