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I 45 anni di Penélope Cruz nei suoi 7 film essenziali

E’ partita da Madrid e, in pochi anni, è riuscita a diventare una delle più grandi star di Hollywood. Penélope Cruz compie 45 anni il 28 aprile e ha già all’attivo più di 60 film. Ha conquistato l’Oscar grazie a “Vicky Cristina Barcelona”, il cuore di Javier Bardem ed è diventata la musa di Pedro Almodovar. Prima di vederla in “Dolor y gloria”, diretto ancora dal regista spagnolo, ecco 7 suoi film essenziali che non potete non aver visto.
A cura di Ciro Brandi
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Partendo da un paesino in provincia di Madrid è riuscita a diventare una delle più grandi star di Hollywood con all’attivo più di 60 film. Penélope Cruz compie 45 anni il 28 aprile  e nella sua sfolgorante carriera è stata candidata tre volte agli Oscar per “Volver”, “Nine” e “Vicky Cristina Barcelona”, portando a casa l’ambita statuetta come Migliore attrice non protagonista proprio per quest’ultimo film. Moglie del grande Javier Bardem e musa di Pedro Almodovar, prima di vederla nell’ultimo film del pluripremiato regista spagnolo, “Dolor y gloria”, in concorso al prossimo Festival di Cannes, ecco 7 suoi film essenziali che non potete non aver visto.

“Tutto su mia madre”(1999), di Pedro Almodovar

Almodovar ci porta a Madrid dove Manuela (Cecilia Roth) vive da sola col figlio 17enne Esteban, che non ha mai conosciuto suo padre. Per il suo compleanno, la donna lo porta a teatro a vedere "Un tram chiamato desiderio". Alla fine dello spettacolo, per inseguire la prima attrice Huma (Marisa Paredes) e chiederle un autografo, Esteban vene investito a morte. Manuela decide di andare a Barcellona alla ricerca del padre del ragazzo, che è un transessuale che si fa chiamare Lola (Toni Cantò). Nella città, Manuela ritrova la sua amica Agrado (Antonia San Juan), anche lei transessuale e prostituta e vari personaggi tra cui Rosa (Penélope Cruz), una suora che doveva partire per una missione ma che si ritrova sieropositiva e incinta. Da quel momento, le loro vite s’intrecceranno sempre di più e il fulcro di tutto sarà sempre Lola. Da sempre Almodovar ci riserva quel mix di risate e lacrime che l’ha reso famoso e, con “Tutto su mia madre”, riesce a superarsi regalandoci ritratti vividi di personaggi forti, umani, sofferenti ma che non hanno mai mollato, facendoci leggere la loro anima mentre affrontando problematiche da cui sembra impossibile uscire. Penelope Cruz e Cecilia Roth sono superlative e la regia fenomenale fu premiata al Festival di Cannes. Capolavoro da rivedere milioni di volte.

“Blow”(2001), di Ted Demme

Il film cult di Ted Demme, basato sul romanzo di Bruce Porter, racconta l’ascesa e la caduta inesorabile di George Jung (Johnny Depp), il trafficante di droga del cartello di Medellìn, molto attivo tra gli anni ’70 e ’80. Al matrimonio del suo amico e “collega” Diego (Jordi Mollà), George conosce e s’innamora di Mirtha (Penélope Cruz), che lo aiuterà nelle sue losche attività, vivendo nel lusso, ma purtroppo il destino non sarà dalla loro parte. La vita di Jung è perfettamente narrata da Demme come se il personaggio fosse perennemente sulle montagne russe, con continui alti e bassi che coinvolgono anche la coraggiosa Mirtha, donna con gli attributi che gli sarà vicina fino ad un certo punto, per poi pretendere delle certezze che l’uomo non potrà mai dargli. Straordinarie la sceneggiatura di David McKenna e Nick Cassavetes, la fotografia di Ellen Kuras e le musiche di Graeme Revell.

“Non ti muovere”(2004), di Sergio Castellitto

Tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini, “Non ti muovere” narra la storia di Timoteo (Sergio Castellitto), un chirurgo che un giorno si vede arrivare all’ospedale una 15enne caduta dal motorino che scopre essere sua figlia. Mentre un collega la sta operando, Timoteo vede nel vialetto dell’ospedale Italia (Penélope Cruz), una donna conosciuta 15 anni prima e con la quale visse una tormentata storia extraconiugale. L’uomo ripensa al passato e immagina di raccontare tutto a sua figlia. La Cruz, imbruttita rispetto ai suoi film precedenti, da il meglio di se su una sceneggiatura, scritta dalla Mazzantini e da Castellitto, che scandaglia l’anima della donna, mettendola a nudo e fornendo un canovaccio unico che il talento dell’attrice trasforma in qualcosa di veramente magico, intenso, e molto vero allo stesso tempo, mettendo in ombra tutti gli altri attori.

“Volver – Tornare”(2006), di Pedro Almodovar

Le protagoniste del film sono Raimunda (Penélope Cruz) e Sole (Lola Dueñas), due sorelle di Madrid molto legate tra loro. Quando Raimunda scopre che sua figlia Paula ha ucciso Paco, marito di Raimunda, dopo un tentativo di violenza, la donna decide di coprirla e le da una mano a nascondere il cadavere. Nel frattempo, la donna inizia a gestire un ristorante con le amiche, senza uomini e, improvvisamente, lo spirito di sua madre Irene, morta anni prima in un incendio, le fa visita per darle dei consigli. In “Volver – Tornare” c’è il cuore di Almodovar che mette la Cruz al centro di un turbinio di emozioni e di eventi che esaltano la complicità tra donne tra amarezza, malinconia, risate, mistero, amore e morte. Tutto il cast fu premiato a Cannes col premio alla Miglior interpretazione femminile ma la Cruz fu inondata di riconoscimenti, incluse le nomination ai Golden Globe e agli Oscar. Un successo stratosferico ma meritatissimo. Recuperatelo.

“Vicky Cristina Barcelona”(2008), di Woody Allen

Il film, scritto dallo stesso Allen, è il quarto consecutivo girato dal regista al di fuori degli Stati Uniti, per la prima volta in Spagna, principalmente a Barcellona. Il titolo ufficiale è il risultato della composizione dei nomi delle due turiste americane, Vicky (Rebecca Hall) e Cristina (Scarlett Johansson), e di quello della città d'ambientazione, Barcellona. Vicky è una ragazza sensibile e deve sposarsi a breve, mentre Cristina è single e più libertina. A Barcellona conoscono Juan (Javier Bardem), un pittore eccentrico e affascinante, che è ancora in qualche modo legato all’ex-moglie Maria Elena, e si trovano entrambe ad avere con lui un coinvolgimento sentimentale, suscitando la gelosia e l’ira della donna. Presentato fuori concorso al 61º Festival di Cannes, il film ha ricevuto l'Oscar e il BAFTA alla Miglior attrice non protagonista (Penélope Cruz) e il Golden Globe al Miglior film commedia o musicale e decine di altri riconoscimenti.

“Gli abbracci spezzati”(2009), di Pedro Almodovar

Mateo Blanco (Lluis Homar) è un ex regista molto famoso che, dopo aver perso la vista a seguito di un incidente, inizia a scrivere romanzo con lo pseudonimo di Harry Caine. Ad aiutarlo ci sono sempre la sua produttrice Judit col figlio Diego. Proprio quest’ultimo, un giorno, chiede a Mateo di raccontargli la sua tormentata e lunga storia d’amore con Magdalena (Penélope Cruz), donna del ricco produttore Ernesto Martel, con cui anche Mateo aveva lavorato e, proprio sul set di un suo film, aveva conosciuto Magdalena. Costruito come una sorta di puzzle, questo dramma non lascia spazio all’ironia almodovariana e mette al centro delle esistenze sofferenti che vivono nei ricordi del protagonista maschile. La cornice è quella del cinema nel cinema e la Magdalena della Cruz, inizialmente considerata una femme fatale, finisce per essere la più grande vittima.

“Ma ma – Tutto andrà bene”(2015), di Julio Médem

Nel toccante film di Médem, Penélope Cruz è Magda, un’insegnante disoccupata e una giovane madre coraggiosa, che si trova ad affrontare una delle sfide più difficili quando le viene diagnosticato un tumore al seno. Recentemente abbandonata dal marito, può però contare sull’affetto di Arturo (Luis Tosar), talent scout del Real Madrid conosciuto per caso proprio nel giorno in cui le hanno comunicato la sua diagnosi. Il legame tra i due si rafforza sempre più e, proprio quando la sua salute sembra peggiorare irrimediabilmente, si accende una luce di speranza nella meravigliosa occasione di una nuova maternità. La protagonista, anche se in fase terminale, riesce a realizzare quello che ha sempre sperato, vivendo la sua rimanente parte di vita al cento per cento e con persone che, grazie alla loro gioia di vivere, le alleviano ogni sofferenza. Un film struggente, forte, vero, magnetizzante dall’inizio alla fine e che tutti dovrebbero vedere.

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