I 65 anni di Mickey Rourke nei suoi 7 migliori film
Indiscutibile icona e sex symbol degli anni ’80, ha fatto sognare milioni di donne con il film “9 settimane e ½” ma ha dimostrato il suo talento anche in tantissime pellicole d’azione e drammatiche. Mickey Rourke, il 16 settembre, compie 65 anni e nella sua carriera ha girato una settantina di film, esordendo nel 1979 con un piccolo ruolo nel film di Steven Spielberg “1941 – Allarme a Hollywood” e, successivamente, è riuscito a lavorare con i più grandi registi del cinema mondiale, da Michael Cimino a Francis Ford Coppola, fino a Robert Rodriguez e Darren Aronofsky. Verso la metà degli anni ’90, la sua stella si appanna per situazioni legate ad un presunto abuso di droghe, eccessi, relazioni e scelte professionali sbagliate, così torna al suo primo amore, la boxe. Si farà rivedere in pubblico solo nel 1995, visibilmente cambiato in volto da vari interventi di chirurgia plastica. Il cinema lo “riabilita” e da quel momento riparte alla grande con “Sin City” e “The Wrestler”, per il quale vince il Golden Globe come Miglior attore protagonista e viene nominato agli Oscar. Un mito che si piega ma non si spezza mai e per omaggiarlo alla grande, ecco 7 sue pellicole che dovete avere nella vostra collezione.
“Rusty il selvaggio”(1983), di Francis Ford Coppola
Nel film di Francis Ford Coppola, ambientato negli anni ’60, Rourke è “Quello della moto”, fratello del 16enne Rusty (Matt Dillon). I due vivono col padre, ex avvocato alcolizzato e Rusty sogna di diventare come il fratello maggiore, un tempo leader delle bande del quartiere. Dopo un banale “furto” in un negozio di pesci, la situazione precipita e la vita di Rusty, da quel momento, cambierà per sempre. Basato sull’omonimo romanzo di S.E. Hilton, il film è registicamente perfetto e l’alchimia tra Dillon e Rourke lo rende scorrevolissimo anche dal punto di vista recitativo. La classica trama che segue le avventure di due belli e dannati è scandita dalle musiche di Stewart Copeland e incorniciata dalla straordinaria fotografia di Stephen H. Burum. Un gioiellino da recuperare.
“Il Papa del Greenwich Village”(1984), di Stuart Rosenberg
Charlie (Mickey Rourke) e Paulie (Eric Roberts), rispettivamente cassiere di un bar e un cameriere di Little Italy, decidono di dare una svolta alla loro vita scassinando una cassaforte, con l’aiuto di un orologiaio irlandese. I tre riescono nell’impresa, anche se messi in difficoltà da un poliziotto. Il destino però non sarà dalla parte dei due amici, che si cacceranno in un mare, e solo l’orologiaio riuscirà a fuggire con la sua parte. Rourke lo ha definito, in più interviste, il suo film preferito e, in effetti, il regista è bravissimo nel saper mescolare il crime movie con la commedia, facendo risultare la pellicola un ibrido scorrevolissimo mai pesante o confusionario. I due grandi protagonisti sono bellissimi e carismatici nei rispettivi ruoli, ognuno delineato in maniera profonda e mai superficiale, e proprio a causa dei loro caratteri, totalmente diversi, pagheranno lo scotto più alto.
“L’anno del dragone”(1985), di Michael Cimino
Sceneggiato da Cimino con Oliver Stone, il film racconta le diatribe delle bande di strada di New York. L’azione si concentra, in particolare, a Chinatown, dove il nuovo padrino Joey Tai (John Lone) sta cercando d’imporsi nel mercato della droga. A contrastarlo, ci sarà il capitano della polizia Stanley White, integerrimo reduce del Vietnam, che combatterà con forza la Triade della mafia cinese e la guerra tra bande, con l’aiuto di una giovane reporter. Violento, surreale, appassionante e tremendamente magnetico, il film di Cimino è un poliziesco che da la possibilità a Rourke di esprimere il suo lato attoriale più credibile e, probabilmente, più riuscito.
“9 settimane e ½”(1986), di Adrian Lyne
Il film di Adrian Lyne ha reso noti, in tutto il mondo, Mickey Rourke e Kim Basinger, imponendoli come sex symbol assoluti e iconici. L’attore, nella pellicola, è John Gray, bellissimo e valido operatore finanziario di Wall Street, mentre la Basinger è Elizabeth McGraw, sexy impiegata divorziata di una galleria d’arte. I due s’incontreranno in un locale e inizieranno una relazione fatta di tantissimi giochi erotici ma, dopo nove settimane e mezzo, Elizabeth decide di interrompere il rapporto, proprio quando John sta per innamorarsi. Un cult senza tempo che, oggi, è ovviamente molto debole dal punto di vista “erotico”, ma sa ancora stuzzicare la fantasia ed è sempre piacevole rivederlo. Come dimenticare, poi, l’iconica scena dello spogliarello sulle note della hit "You Can Leave your Hat On"? Impossibile.
“Barfly”(1987), di Barbet Schroeder
La sceneggiatura del film di Schroeder è stata scritta da Charles Bukowski e vede Mickey Rourke nei panni di Henry Chinaski, alter ego dello stesso Bukowski, un poeta alcolizzato che preferisce condurre una vita sregolata tra alcool e prostitute, invece del denaro e del successo. Neanche l’amore di Wanda (Faye Dunaway), un’ubriacona che si fa mantenere da un ricco anziano, riuscirà a redimerlo. Crudo, realistico, maledettamente tagliato su Rourke e con una Dunaway sublime, il film colpisce nel segno e l’impronta di Bukowski è presente dall’inizio alla fine. Meglio di così, non si poteva fare.
“Sin City”(2005), di Robert Rodriguez, Frank Miller, Quentin Tarantino
Nel blockbuster del 2005, diretto Robert Rodriguez, Frank Miller e Quentin Tarantino, tratto dall’omonimo fumetto di Miller, Mickey Rourke è nei panni di Marv, gigante dalla forza sovrumana protagonista dell’episodio “Un duro addio”, in cui l’uomo, dopo essere stato a letto con Goldie (Jaime King), l’unica donna che l’ha saputo amare, scopre che è stata uccisa. Da quel momento, l’unico suo obiettivo sarà quello di vendicarla, uccidendo tutti quelli che non sapranno aiutarlo a raccogliere informazioni utili. Quando scoprirà che dietro l’omicidio ci sono il killer cannibale Kevin (Elijah Wood) e il cardinale Roark (Rutger Hauer), la sua furia non avrà limiti, mettendo a repentaglio la sua stessa vita. Meraviglioso dal punto di vista registico, scenico, attoriale, il film va rivisto più volte per assaporarne tutti i dettagli funambolici e l’episodio con Rourke è davvero straordinario.
“The Wrestler”(2008), di Darren Aronofsky
Simbolo della rinascita di Mickey Rourke, il film è incentrato sulla storia di Randy "The Ram" Robinson, un wrestler professionista ritiratosi dalle scene dopo aver sconfitto il suo più acerrimo nemico. Ridotto sul lastrico e allontanatosi dalla moglie e dalla figlia, l’uomo tenta una nuova vita come impiegato in un supermercato, ma il richiamo del ring è troppo forte e, così, riprende a lottare in un circuito indipendente, accettando poi la rivincita del suo leggendario nemico, l’Ayatollah (Ernest "The Cat" Miller), pur consapevole di mettere a repentaglio la propria vita. Il film è un vero e proprio capolavoro di Aronosfky ed è riuscito a portare a casa una caterva di premi, tra cui il Leone d’Oro al 65° Festival di Venezia mentre Rourke ha vinto il Golden Globe come Miglior attore protagonista e Bruce Springsteen quello alla Miglior canzone (“The Wrestler”). L’Academy gli ha conferito 2 nomination – Miglior attore a Mickey Rourke e Migliore attrice a Marisa Tomei – ma quell’anno la statuetta fu assegnata a Sean Penn per “Milk”.